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Nel libro di Vignali “L’uomo nero e le stragi”, la ricostruzione dei fatti: “La destra reggiana conosceva bene la primula nera”

Il giorno della commemorazione che quest'anno ha ricordato le vittime della strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980 alla stazione Centrale e che provocò 85 morti e oltre 200 feriti, ha acceso un dibattito tra l'Associazione familiari delle vittime e figure politiche, tra cui la premier Giorgia Meloni e membri di Fratelli d'Italia (FdI). Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, ha definito l’eccidio del 1980 un attentato le cui radici, oggi, “figurano a pieno titolo nella destra di governo”. Alle parole di Bolognesi, la premier Meloni ha replicato parlando di “attacco grave”, mentre Federico Mollicone, il deputato di FdI e presidente della Commissione Cultura, ha provato a distanziare il partito da personaggi come Paolo Bellini, la “primula nera” coinvolto anche nella strage del 2 agosto 1980. Mollicone, che ha parlato di sentenze che non sono “dogmi” e ha descritto la destra come “vittima di un teorema”, ha dichiarato: “Era chiaro dall’inizio dell’indagine su Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei Servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l’obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero condizionato la storia repubblicana con la strategia della tensione e le stragi”. Le dichiarazioni del deputato Federico Mollicone, che ha messo in dubbio l'equità del processo a Bellini, sono state interpretate come un tentativo di riscrivere la storia e di ripulire l’immagine del partito di estrema destra MSI. Il giornalista Giovanni Vignali, autore del libro “L’uomo nero e le stragi”, pubblicato da Paper First nel 2021 e ora disponibile in una versione aggiornata in seguito all'esito del processo d'Appello dell'inchiesta ribattezzata “Mandanti”, riguardante la strage alla stazione di Bologna, attraverso le sue ricerche è riuscito a confutare fino a smentire la tesi di Mollicone.


La figura di Paolo Bellini

Paolo Bellini emerge come una figura chiave in questo contesto: è un criminale con un passato nell'estrema destra, affiliato al gruppo neofascista e golpista Avanguardia Nazionale. Il suo coinvolgimento nella strage di Bologna è stato confermato dalla recente testimonianza della sua ex moglie, che lo ha identificato in un filmato girato alla stazione di Bologna poco prima dell'esplosione, dicendo: “Purtroppo è lui, è Paolo”. Inoltre, Bellini è stato collegato a diversi omicidi.


uomo nero bellini cop

La carriera criminale della “primula nera” rivela possibili rapporti con i servizi segreti deviati e include una fuga in Brasile, dove ha cambiato identità e aspetto fisico, per poi fare ritorno in Italia sotto falso nome. Inoltre, ad aggiungere ulteriore mistero attorno alla figura di Bellini, è la sua presenza a Bologna nei mesi precedenti alla strage, nonché i suoi rapporti con il procuratore capo Ugo Sisti, che si rifugiò in un albergo legato al padre di Bellini subito dopo l'attentato.


Il libro di Giovanni Vignali

Il libro “L’uomo nero e le stragi” esplora a fondo queste vicende, caratterizzate da legami tra frange dell’estrema destra e apparati istituzionali, riuscendo a dimostrare come Bellini fosse aiutato da figure all'interno del Movimento Sociale Italiano (MSI) nel tentativo di sfuggire alla cattura. Si tratta di un aspetto molto delicato, poiché mette in luce il ruolo dei servizi segreti deviati in un periodo in cui l’Italia ha vissuto la cosiddetta strategia della tensione. Nel suo libro, Vignali sostiene che la destra reggiana, sebbene oggi cerchi di prendere le distanze, conosceva bene Bellini e lo ha aiutato nel suo ritorno in Italia sotto falsa identità, come emerge dagli atti giudiziari. “In questa città - scrive ‘Il Resto del Carlino’ riportando le parole di Vignali - si dice che bisogna fare, giustamente, un’analisi storica di una certa sinistra nel periodo in cui nascevano le Brigate Rosse. Però altrettanto dovrebbe fare la destra reggiana che fa opera di rimozione dicendo di non conoscere Bellini. Che invece c’entra moltissimo con la destra reggiana, essendo cresciuto nell’ambiente e condotto poi in Avanguardia Nazionale. Nel libro parlo di Bellini, quando al ritorno in Italia sotto mentite spoglie col nome del brasiliano Roberto Da Silva, venne aiutato - come risulta dagli atti - dai tre allora senatori dell’MSI Stefano Menicacci, Antonio Cremisini e Franco Mariani che fu l’ultimo segretario del Partito Nazionale Fascista a Novellara. Lo stesso Bellini in aula inoltre, ha esplicitato che agiva per conto del segretario Giorgio Almirante, amico del padre”.
Infine, Bellini è stato anche coinvolto in altre vicende, come la presunta trattativa con la mafia nei primi anni ‘90, volta a liberare alcuni boss mafiosi in cambio di opere d’arte rubate. Questo avveniva nello stesso periodo degli attentati che costarono la vita ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e delle bombe a Firenze, Roma e Milano, confermando il suo ruolo centrale in una rete di crimine organizzato e di potere.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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