Deputato FI Giorgio Mulè critica la normativa sull’incandidabilità: “È una mordacchia giustizialista che non ci rappresenta”
“Dobbiamo cambiare la legge che, in barba al principio di presunzione di innocenza, porta alla sospensione dalle funzioni per gli amministratori condannati in primo grado”. Queste le parole pronunciate venerdì scorso dal capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia, Pietro Pittalis (in foto). La legge a cui si riferisce è la legge Severino, la stessa che nel 2013 ha portato alla decadenza di Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia e più volte Presidente del Consiglio dei Ministri, dalla carica di senatore. “Abbiamo assistito a casi di sindaci, consiglieri regionali e presidenti di regione condannati in primo grado e poi assolti in appello perché il fatto non sussiste. Carriere stroncate - ha ribadito Pittalis - vite distrutte senza che nessuno ne paghi le conseguenze. È anche la ragione per la quale riteniamo che sia arrivato il momento per accelerare i tempi in Parlamento per l’approvazione della legge sulla separazione delle carriere e la riforma del Csm”.
Difatti, è Forza Italia, uno dei partiti della coalizione di governo, che sta spingendo per una revisione della legge Severino, la quale prevede, appunto, la decadenza automatica dalle cariche pubbliche per i condannati in primo grado di reato. Per Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, “la legge Severino va contro la Costituzione”. E aggiunge: “Un soggetto viene lapidato ed espulso dalla società civile dopo una sentenza di primo grado. Quella legge è espressione di una mordacchia giustizialista che non ci appartiene. Io credo nel garantismo giurisdizionale”. “Sono note le nostre preoccupazioni”, ha commentato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sottolineando l'intenzione degli azzurri di rivedere anche le misure cautelari, come la carcerazione preventiva, limitandone i casi - ha reso noto il quotidiano “La Stampa” - a quelli ritenuti più gravi, come la violenza sulle donne e il terrorismo. “Il problema del carcere preventivo - ha spiegato Barelli - è legato alla legge Severino. Da sempre sosteniamo che ci debba essere la certezza della colpevolezza di una persona. Per averla, è necessario che la sentenza sia definitiva”.
Ben oltre la legge Severino
Si prospetta, dunque, un autunno caldo in Parlamento, con Forza Italia determinata a portare avanti la propria visione di giustizia, che include - come ha sottolineato Pietro Pittalis - anche la legge sulla separazione delle carriere e la riforma del CSM. Forza Italia ha da sempre criticato il sistema giudiziario italiano, accusando la magistratura di operare con politiche autoreferenziali e poco trasparenti. Gli azzurri, infatti, sostengono che la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri sia la chiave per garantire l'imparzialità nel loro operato. Questo, nonostante gli avvertimenti del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, che ha più volte criticato la proposta di separazione delle carriere tra magistrati e la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Di Matteo, noto per il suo impegno nella lotta alla mafia e per il suo ruolo in inchieste di grande rilievo, come quella sulla Trattativa Stato-mafia, ha espresso preoccupazioni significative. La principale è che la separazione delle carriere possa ridurre l’indipendenza dei pubblici ministeri, rendendoli più vulnerabili a influenze esterne, soprattutto di natura politica. Queste stesse interferenze politiche potrebbero compromettere anche il Consiglio Superiore della Magistratura, la cui indipendenza è essenziale per preservare l’equilibrio all'interno del sistema giudiziario.
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