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Il noto saggista durante la trasmissione di La7: "L’autonomia differenziata mette l’unità d’Italia in pericolo" 

Il ponte sullo Stretto di Messina è una trovata assolutamente inaccettabile e scandalosa. È innanzitutto un’offesa a due regioni, la Sicilia e la Calabria, i cui problemi di trasporto, soprattutto ferroviario, sono drammatici. In secondo luogo, ci sono ragioni scientifiche, relative al rischio terremoti, ed economiche, perché la speculazione sta già fiorendo intorno ai quattrini, ai terreni e a tutto l’apparato di denaro che si sta mobilitando prima ancora che si metta la prima pietra”. Lo ha detto lo storico Luciano Canfora durante la trasmissione di La7, “L’aria che tira”. Le parole con cui lo storico ha bocciato il progetto del ponte sullo Stretto, voluto dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, hanno smontato la tesi che vede l’opera come un simbolo di unione tra Nord e Sud.

Il ponte sullo Stretto - ha precisato Canfora - non ha nulla a che fare con l’altra questione gravissima dell’autonomia differenziata, che mette l’unità d’Italia in pericolo in maniera molto seria e forse irreparabile”. Canfora ha proseguito spiegando che suddividere l’Italia in regioni fu visto come pericoloso già durante la stesura della Costituzione italiana. Diverse personalità politiche hanno espresso, infatti, dubbi e perplessità a riguardo, tra cui Benedetto Croce, Francesco Saverio Nitti e Palmiro Togliatti. Ad ogni modo, “per soddisfare la spinta federalista - ha ricordato lo storico - si istituì l’ente regionale, che nel tempo è diventato un luogo di quattrini sprecati, di clientele, di piccoli parlamenti con un intero apparato di consulenze e spese inutili. Insomma, una voragine”.

Poi, sulla riforma Calderoli, lo storico ha aggiunto: “La riforma Calderoli, che si giova del fatto che il centrosinistra a suo tempo fece la sciocchezza madornale di mettere mano al Titolo V della Costituzione, nella sostanza rassomiglia a una riforma di tipo costituzionale, cioè va ben oltre l’elemento di applicazione di ordinamenti preesistenti. E questo è un risvolto della questione che dovrebbe interessare vari organi dello Stato anche molto in alto”.
 
Fonte: Il Fatto Quotidiano

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