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Gli interventi del Forum di Orvieto 2024

Il partito di Fratelli d'Italia, attualmente al governo, "la cui leader sostiene di essere entrata in politica dopo quella strage nel nome di Paolo Borsellino" sta "smantellando tutto il complesso di leggi che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone ci avevano lasciato per dare alla magistratura le armi necessarie per combattere la mafia e l'economia mafiosa. Leggi che avevano richiesto la morte di entrambi per essere approvate, realizzando così appieno quello che era il manifesto di Rinascita Democratica del massone Licio Gelli e gli obiettivi della P2".
Sono state queste le parole di Salvatore Borsellino durante il Forum di Orvieto 2024 organizzato da Gianni Alemanno e dal Movimento Indipendenza.
Con lui hanno partecipato anche gli avvocati Luigi Ligotti e Peppe Nanni con i giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Stefano Baudino.
A moderare la serata Fabio Granata.
Quest'ultimo, ha ricordato Borsellino, è stato l'autore del messaggio letto questo 19 luglio in via d'Amelio: "Era una parola di denuncia verso i veri ispiratori di quelle stragi, verso i veri responsabili della sottrazione dell'agenda rossa e verso le connivenze tra mafia e Stato. Ho sentito di leggerle perché sono le parole che avrei voluto sentire dal Presidente Mattarella, anche lui fratello di una vittima della connivenza mafia-Stato, e che invece, nonostante il secondo mandato, non ha ancora pronunciato e che forse non pronuncerà mai".
Il fondatore del movimento delle agende rosse ha inoltre ricordato che dopo la strage "in cui è stata spezzata la vita di mio fratello Paolo e di cinque dei suoi agenti di scorta, si sono moltiplicate le attestazioni di stima e di amicizia verso di lui da parte di tanti che non avrebbero dovuto farlo, dato che Paolo ormai non costituiva più un ostacolo per i disegni criminali che hanno portato alla nascita della cosiddetta Seconda Repubblica. I pochi veri amici di Paolo non hanno mai cercato di sfruttare questa amicizia. Fabio Granata è stato da sempre un vero amico di Paolo e della sua famiglia ed era anche della sua stessa fede politica. Che Paolo avesse idee politiche di destra è noto a tutti. Spesso questa appartenenza è stata rivendicata in maniera impropria, perché quella destra a cui si sentiva di appartenere Paolo, che non gli impediva però di combattere le sue battaglie insieme con Giovanni Falcone, che invece aveva idee politiche di sinistra, non esiste più. Oggi i partiti che si proclamano di destra con quella destra non hanno niente a che fare. Forza Italia, fondato da un connivente con la mafia come era Marcello Dell'Utri, per raccogliere i voti della mafia dai partiti che si erano distolti verso un nuovo partito, quello dei primi governi Berlusconi, che come dice uno dei fratelli Graviano, avevano promesso di mettere l'Italia nelle loro mani".


Ligotti: ribelliamoci al colpo di spugna della Cassazione

"Ciò che oggi mi pare inquietante, da qualche anno, è come alcuni importanti professori universitari, storici o giuristi" come Salvatore Lupo e dal professore Giovanni Fiandaca stiano portando avanti due filoni di "revisionismo": il primo sostiene che non ci fu nessun accordo tra gli Stati Uniti e la mafia mentre il secondo nega l'esistenza della trattativa Stato - Mafia.
"Questa forma di revisionismo è indubbiamente molto allarmante - ha detto Ligotti - perché si tratta di riscrivere la storia del nostro Paese".
Ma perché tutto questo viene passivamente accettato?
"Quando si cerca di ribellarsi a questa logica, arriva il colpo di spugna della Cassazione. Non si parli più delle stragi, non si parli più di trattative. La sentenza della Cassazione, che è stato il colpo di spugna finale, è un trattato giuridico sul tema dell'oltre ragionevole dubbio. Non affronta i temi del processo, ma è un trattato giuridico sulla formula di assoluzione dell'oltre ragionevole dubbio. La Cassazione ci dice: visto che non si va oltre il ragionevole dubbio, tutti vengono assolti. E noi dobbiamo accettare questa realtà. E alcuni di noi questa realtà non l'accettano e continuano a ribellarsi ai colpi di spugna, perché pensiamo che una democrazia è troppo fragile se dovesse costruire la sua storia attraverso queste pagine oscure, non decifrate, che hanno condizionato e condizionano lo sviluppo del nostro paese".


Stefano Baudino: non ragionare a compartimenti stagni. Unico disegno destabilizzante

Vi è una sentenza che riguarda "il depistaggio delle indagini sulla strage di via d'Amelio, quindi parliamo del 1992 e della strage di Borsellino. I giudici mettono il timbro sulla tesi della partecipazione morale e materiale alla strage di via d'Amelio di altri soggetti diversi da Cosa Nostra - ha detto il giornalista - Si parla di gruppi di potere interessati all'eliminazione di Paolo Borsellino, tanto nella fase ideativa quanto in quella esecutiva. Questo ricalibra la narrazione sulle ombre nere e sul ruolo di Cosa Nostra come mente ideatrice della strage di via d'Amelio, asserendo che il movente dell'eccidio certifica la necessità per soggetti esterni a Cosa Nostra di intervenire per alterare il quadro delle investigazioni, evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage".
Ad affiancare questa sentenza vi è anche quella sulla strage alla stazione di Bologna de 2 agosto 1980: "La causale plurima della strage di Bologna trova le sue radici nella situazione politico-internazionale del paese e nei rapporti tra estremisti neri e centrali operative della strategia della tensione sul finire degli anni '70. Si fanno nomi ben precisi, come Licio Gelli, capo della P2, e Umberto D'Amato, capo dei servizi segreti di allora. Si dice che Gelli, tramite i servizi da lui dipendenti, finanziò e attuò la strage servendosi di esponenti della destra eversiva. Questa narrazione capovolge quella mainstream che faceva più comodo, che attribuiva la strage ai giovani ideologizzati che volevano disintegrare le basi dello Stato democratico. Si dice inoltre che Gelli, la P2, i servizi segreti e quel centro occulto di potere intorno a Federico Umberto D'Amato, capo dell'ufficio affari riservati, abbiano avuto un ruolo attivo nella strage".
"Questi - ha concluso - sono due esempi che fanno capire come il nostro ruolo di studiosi, lettori, giornalisti e politici debba essere quello di collegare i puntini, di non ragionare e di non far ragionare le persone a compartimenti stagni. Dobbiamo capire come le radici profonde della disarticolazione istituzionale e politica che continua ancora oggi siano frutto di logiche che vanno molto indietro nel tempo ma che si ripercuotono a livello nazionale e geopolitico. Noi siamo cittadini di questo paese e sarebbe il caso di rialzare la testa e di ritornare a contare qualcosa".


Peppe Nanni: magistrati del processo trattativa hanno fornito quadro unitario

"I giudici e i magistrati del processo di trattativa Stato-mafia hanno fornito un quadro unitario e costruttivo della realtà italiana. Come diceva Orwell, chi controlla il passato controlla il presente e il futuro" ha detto Nanni durante il Forum.
"La Cassazione oggi insiste su processi separati per i singoli imputati, tornando così alla condizione sociologica, giuridica e criminologica di non poter identificare la mafia. Questo è collegato alla connessione tra mafia siciliana, 'Ndrangheta e questioni nazionali, come il piano Mattei, le uccisioni legate alla presenza dei missili a Comiso, e molte altre. In conclusione, dobbiamo comprendere che stiamo parlando di un'intera concezione politica che richiede uno sforzo di intelligenza per contrastare l'intelligence che smonta e deprime, facendo credere in misteri inesistenti. La situazione può essere cambiata, e lo vedremo presto".


Giuseppe Lo Bianco: dalla strage di Portella agli eccidi del biennio '92 - '94

"Su Portella e lo sbarco degli Alleati il quadro è stato delineato chiaramente, io aggiungerò qualche dettaglio" ha detto Lo Bianco: "Il momento chiave corre dal luglio '43, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, fino al febbraio '44, quando si insedia il governo Badoglio. In questo periodo, la Sicilia diventa terra di nessuno, o meglio, di Charles Poletti, dirigente dell'AMGOT, che gestisce la situazione dal punto di vista dello spionaggio, del controspionaggio e dei rapporti con la popolazione. In questa fase - ha continuato - si cementa un blocco sociale a egemonia mafiosa, composto da banditismo, separatismo e organizzazioni terroristiche che saccheggiano il territorio, molti dei quali sperano di trasformare la Sicilia nella 51esima stella americana".
"La strage di Portella della Ginestra è stata attribuita a un blocco agrario, mafia e banditi di Salvatore Giuliano, senza considerare il contesto geopolitico della Sicilia ha spiegato il giornalista - È stato citato Gianfranco Aliata di Monterreale, il cui archivio merita un'attenta lettura per comprendere il ruolo della massoneria.
Il blocco sociale si cementa sull'anticomunismo viscerale dei banditi di Giuliano, dei separatisti e della borghesia mafiosa, mentre gli americani si preparano a riconvertire gli accordi di Yalta in funzione anti-URSS. Le carte di Cereghino e Casarrubia mostrano chiaramente la formazione di un blocco a egemonia mafiosa che ci accompagnerà attraverso la strategia della tensione fino alle stragi del '92 e '93, con l'obiettivo di stabilizzare la situazione politica.
Nel 1945, l'obiettivo era stabilizzare una situazione ancora incerta, che si definisce solo con le elezioni del 1948 e l'insediamento definitivo della Democrazia Cristiana, dopo l'espulsione dei socialisti e comunisti dal governo".

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