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“Preserviamo Nino Di Matteo e tutti coloro che in silenzio svolgono il loro lavoro, sacrificando la propria vita nel condurre la lotta alla mafia, dagli attacchi di quegli omuncoli rancorosi che grazie ai voti della mafia prima e tutelati dal sistema elettorale dei seggi sicuri poi, hanno vissuto alle spalle dei cittadini. Capaci solo di consumare vendette personali con la complicità di vertici istituzionali”.
Scrive così Sigfrido Ranucci, conduttore di Report su Rai3, pubblicato su Facebook un estratto dell’intervento del sostituto procuratore nazionale antimafia dal palco di via d’Amelio lo scorso 19 luglio.
"Paolo Borsellino si lamentava del fatto che nel nostro Paese, in ordine a rapporti accertati e consapevoli tra mafiosi e politici, se non c'è il reato, se non c'è la sentenza di condanna della magistratura, il politico, diceva Paolo Borsellino e quei ragazzi, viene considerato una persona onesta - ha detto Di Matteo durante il 32° anniversario della Strage di Via d’Amelio -. E Paolo Borsellino diceva come in un sistema costituzionale la responsabilità politica deve essere fatta valere anche quando non si può consacrare una responsabilità di tipo penale. Quel grido di dolore di Paolo Borsellino, quella invocazione esplicita di Borsellino ai partiti a fare pulizia al loro interno è stata completamente disattesa. Quel grido è rimasto inascoltato. Anzi, a chi, come accertato perfino in sentenze definitive, per lungo tempo ha intrattenuto significativi rapporti, anche economici, con i mafiosi, e mi riferisco all'onorevole Berlusconi, è stato consentito, in questo Paese al contrario, di governare a lungo e dopo la sua morte di essere rappresentato come un padre della patria al quale dedicare giornate di lutto nazionale e intitolare aeroporti".
"L'Italia è sempre più un paese al contrario - ha concluso -, nel quale vengono quotidianamente calpestati i valori di onestà, di legalità, libertà, eguaglianza, ripudio della guerra che ispirano la nostra Costituzione. Io credo che soltanto la memoria, la consapevolezza, la partecipazione dei più giovani, soltanto un fremito di pacifica ma ostinata ribellione potrà salvare la nostra democrazia dalla deriva alla quale sembra destinata".

Foto © Paolo Bassani

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