Il giornalista ai microfoni dell’Ansa: ''Non vado alla presentazione dei palinsesti Rai, Report merita più rispetto''
“Non parlo della Rai perché voglio evitare un provvedimento disciplinare, ma ti dico solamente che, per la prima volta a distanza di trent’anni, non vado alla presentazione dei palinsesti”. Lo ha detto ai microfoni dell’Ansa il giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, a margine della presentazione del suo libro “La scelta” (ed. Bompiani), durante l’evento culturale “Il libro possibile”, che si svolge ogni anno a Polignano a Mare, in Puglia. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se la sua decisione fosse in qualche modo legata alla possibile modifica degli orari di trasmissione di “Report” in autunno, periodo in cui l’orario dovrebbe essere anticipato, Ranucci ha risposto: “Credo che Report, come trasmissione, sia una risorsa interna. Essendo stata premiata come la migliore trasmissione di informazione, quella che incarna di più il servizio pubblico, merita in assoluto più rispetto”. E ha aggiunto: “L’affetto della gente che ho trovato in questi giorni non ha prezzo, mi ha fatto riconciliare con le scelte che ho fatto in questi anni: di privilegiare il pubblico come unico editore di riferimento, di essere rimasto me stesso, senza padrini politici, senza padrini tra i poteri forti. L’indipendenza è uno stato dell’anima”.
All’interno del suo libro “La scelta”, Ranucci ha raccontato se stesso e il suo lavoro. Attraverso alcuni dei reportage portati avanti dalla nota trasmissione di Rai 3, Ranucci ha spiegato cosa significa fare giornalismo direttamente sul campo, arrivando a compiere delle scelte e a prendere decisioni che possono condizionare in maniera profonda la vita del giornalista e, in alcuni casi, anche della collettività. “In Italia mi sono sempre sentito libero, anche in questi anni - ha spiegato Ranucci -. Bisogna mettersi d'accordo su quanta energia devi impiegare per difendere questa libertà di stampa, per renderla più divulgabile, su quanta forza hai ancora per difendere questo e il diritto dei cittadini di essere informati”.
Durante l’intervista, il noto conduttore ha speso alcune parole sullo stato di salute dell’informazione in Europa, che “presume di essere la culla della civiltà”. Peccato che “in pochi ricordano che ci sono stati cinque giornalisti uccisi negli ultimi anni; e tra questi, anche Daphne Caruana Galizia. A distanza di anni - ha proseguito - questi giornalisti, che stavano indagando sui rapporti tra la politica, la criminalità organizzata e la corruzione, ancora non hanno avuto giustizia”. Per quanto riguarda la situazione in Italia, teatro di “leggi liberticide”, Ranucci ha aggiunto: “Da noi ci sono 270 giornalisti che sono sotto tutela per il tipo di lavoro che fanno, 22 completamente sotto scorta e, non è una battuta, abbiamo il record mondiale di politici che denunciano i giornalisti”, insieme a “una serie di leggi liberticide che stanno per essere approvate, mentre per alcune lo hanno già fatto. Leggi - ha sottolineato il giornalista - che portano verso l’oblio di Stato. Si presume anche il carcere per i giornalisti che divulgano notizie illecitamente raccolte. Ora, le mele marce ci sono in tutte le categorie. Tuttavia, mi viene difficile pensare a dei colleghi che di mestiere fanno i ricettatori”.
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