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Dalle indagini emerge che Cosa nostra è ancora in forze ed è capace di comandare sul territorio

Imballaggi, droga e prodotti petroliferi: era questo il business di Cosa nostra a Vittoria (Ragusa). Il gruppo che gestiva le varie attività sarebbe stato capeggiato da Emanuele 'Elio' Greco e sarebbe riuscito ad espandersi anche in altri comuni della provincia.

Il quadro è emerso a monte delle esecuzioni delle misure cautelari richieste dalla Procura distrettuale antimafia, nello specifico dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Gabriele Fragalà.

L'operazione denominata 'Fenice' è stata eseguita sul campo sono state svolte dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Ragusa e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania: i militari dal 2016 al 2023 hanno ricostruito anche i ruoli assunti nel tempo di altri 15 indagati.

A vario titolo, i reati contestati dalla procura sono di "associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tentato omicidio, estorsione e tentata estorsione, detenzione abusiva di armi e porto in luogo pubblico, detenzione, trasporto e cessione di sostanze stupefacenti, falsità ideologica commessa da privati, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa".

Operando con altri soggetti malavitosi, come gli imprenditori Consalvo e i Puccio, il gruppo criminale avrebbe continuato a imporre la propria leadership nell'ambito del lucroso settore del mercato locale, con particolare riferimento alla vendita di materiali e imballaggi per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, assai fiorente nel contesto territoriale a vocazione prevalentemente agricola del comune di Vittoria. Sarebbe emersa anche la collusione di imprese attive nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi che, grazie alla rete di relazioni di Elio Greco, sono riuscite ad approvvigionarsi di carburante di provenienza illecita, così accrescendo il proprio giro d'affari potendo contare sulla competitività derivante da carburanti a basso costo. Al contempo, le stesse aziende, ponendosi a disposizione di Elio Greco, avrebbero apportato un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento e comunque della realizzazione anche parziale del programma criminoso dell'associazione mafiosa.

Il gruppo mafioso avrebbe minacciato anche pregiudicati vittoriesi per indurli al pagamento di quantitativi di droga forniti da altri clan, che si sarebbero rivolti al "gruppo dei Greco" riconoscendone le capacità operative sul territorio.

I collegamenti con i Santapaola-Ercolano

Il sodalizio ha unito l'aggressività e la forza militare a strategie imprenditoriali, estendendo così il suo potere mafioso e il controllo territoriale. A riscontro della sua operatività sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i clan "Santapaola-Ercolano" di Catania, "Nardo" di Lentini e "Rinzivillo" di Gela.

Il gruppo, contesta la Procura distrettuale etnea, avrebbe anche commesso "azioni intimidatorie nei confronti di pregiudicati di Vittoria per pagare partite di droga fornite da altri clan" che si erano rivolti a loro per il "recupero crediti". Tuttavia, durante le indagini sarebbero emersi anche "momenti di criticità" con "appartenenti al gruppo che si sarebbero organizzati per compiere azioni di forza con l'uso di armi a danno di pregiudicati vittoriesi", che grazie al tempestivo intervento degli investigatori si risolvevano senza spargimento di sangue".

Il ruolo dei figli di Greco

È emerso anche il presunto ruolo dei figli di Greco, Nuccio e Alberto, nella gestione, insieme al padre Elio, degli affari imprenditoriali nel settore degli imballaggi. Anche loro, secondo gli investigatori, avrebbero assoggettato le vittime avvalendosi del proprio carisma criminale. In tal modo, "si sarebbero imposti come intermediari bypassando di fatto il provvedimento di sequestro di beni e disponibilità del valore complessivo di 35 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catania" a "carico di Elio Greco che aveva riguardato anche svariate società, tra le quali l'azienda di famiglia, appunto, la 'Vittoria Pack srl'".

Il padre dei due, Elio, ha già riportato "una condanna in primo grado per associazione mafiosa finalizzata all'acquisizione di posizioni dominanti nel Vittoriese, nella produzione di imballaggi, e la Vittoria Pack è allo stato di confisca in primo grado". La condanna in primo grado con rito abbreviato è stata di 9 anni e 4 mesi (operazione Ghost Trash); in secondo grado è stato condannato a 5 anni e 10 mesi per un tentato omicidio. I sequestri operati per Greco (allo stato, in confisca di primo grado) ammontano a 35 milioni di euro tra aziende e altri beni e proprietà.

Gaetano Valenti, inteso "Tano u' barbiere"

Le attività d'indagine avrebbero fatto emergere anche il ruolo del pregiudicato Gaetano Valenti, detto "Tano u' barbiere". Sarebbe stato lui, nel tempo in cui Elio Greco era in carcere, a tenere le redini dell'organizzazione. Greco, quando era ai domiciliari nel gennaio 2021, riportano i magistrati, avrebbe "sfruttato la propria abitazione quale base logistica in cui effettuare incontri riservati con i propri accoliti, con esponenti apicali dei gruppi riconducibili a Cosa nostra e operanti in altri contesti territoriali, nonché con importanti imprenditori del settore del packaging, riprendendo di fatto il proprio ruolo di riferimento del sodalizio mafioso e riaffermando la propria influenza sul territorio".

L'arresto di Gaetano Valenti, nell'aprile 2021, trovato in possesso di un'arma da fuoco clandestina detenuta illegalmente e di una quantità significativa di stupefacente, avrebbe consentito di evidenziare come gli interessi del gruppo abbracciassero anche il settore degli stupefacenti, delle armi e delle estorsioni.

Fratelli Gesso: dal duplice tentato omicidio all'arresto

Tra gli arrestati, anche i protagonisti di recenti fatti di cronaca del Ragusano. Il 3 giugno di un anno fa, i fratelli Mauro Gesso, 43 anni, e Roberto Gesso, 50 anni, sciclitani, avevano commesso a Scicli un duplice tentato omicidio ed erano stati individuati in fuga e arrestati a Sala Consilina; entrambi sono pregiudicati per mafia e altri reati legati agli stupefacenti. Raffaele Giudice, tra gli arrestati di oggi, venne colpito a un gomito nel cortile di una ditta di autotrasporti, sulla strada statale tra Vittoria e Gela proprio da Elio Greco, che per questo episodio è stato condannato per tentato omicidio. Era aprile del 2019 quando Greco avrebbe estratto una pistola e, al culmine di una lite per ragioni economiche, aveva puntato l'arma contro Raffaele Giudice, sparando un colpo.
  

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