A Vittoria i procuratori Ardita e Fragalà hanno fermato sul nascere il tentativo di riorganizzazione della storica organizzazione rivale della mafia
Un tempo rivale di Cosa nostra, ora salda organizzazione che conduce i suoi affari in autonomia nel Sud Est della Sicilia, la Stidda è tornata a far parlare di sé nell’ultimo periodo. Le indagini della polizia, coordinate dalla Dda di Catania, hanno scoperto e fermato sul nascere il tentativo della Stidda di riorganizzarsi strutturalmente. La squadra mobile di Ragusa e il commissariato di Vittoria hanno arrestato ieri tre persone su ordinanza del Gip. Si tratta di Biagio Cannizzo, Raffaele Giunta e Alessandro Pardo. Mentre un quarto indagato è latitante. Il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e il sostituto Gabriele Fragalà li accusano di associazione mafiosa. Cannizzo (che al momento dell’arresto è stato trovato in possesso di una 357 Magnum, con matricola abrasa e diversi proiettili) e Giunta sono anche indagati per il tentato omicidio dell’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Martino, che il 25 aprile era stato ferito a Vittoria, nella zona del cimitero, con due colpi d’arma da fuoco esplosi in direzione del collo e del volto. Secondo gli inquirenti, infatti, c’era un piano della nuova Stidda per eliminare alcuni collaboratori di giustizia tornati a vivere nella provincia di Ragusa.
“L’operazione rappresenta una forte e pronta risposta dello Stato contro l’azione temeraria di violenti delinquenti della criminalità organizzata vittoriese, che stavano riorganizzando una pericolosa consorteria, anche con progetti omicidiari”, ha affermato il questore di Ragusa Vincenzo Trombadore. “Le indagini della squadra mobile di Ragusa e del commissariato di Vittoria, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno bloccato per tempo questi progetti criminali”.
“L’indagine - ha aggiunto il questore Trombadore - è stata possibile grazie alla professionalità e alla competenza delle donne e degli uomini della polizia di Stato, che hanno saputo cogliere i segnali delle nuove presenze criminali che maturavano sul territorio. L’operazione di oggi deve essere dunque un segnale di speranza per i nostri concittadini, la legalità vince sempre”. Negli ultimi mesi, oltre al tentato omicidio di Di Martino, nel ragusano c’è stato anche l’omicidio di Giovanni Russo, avvenuto il 27 febbraio scorso ad opera di Alex Ventura, nipote dei capi del clan Carbonaro-Dominante Filippo e Battista Ventura. “La zona tra ragusano e nisseno torna teatro della violenza mafiosa, anche se sarebbe più giusto dire ‘rimane’”, aveva commentato recentemente l’ondata di violenza in corso il condirettore dell’Agi Paolo Borrometi. Il giornalista segnalò già nel 2016 il ritorno dei “pentiti” sul territorio.
“A Vittoria le mafie si spartiscono affari diversi, l’uno fa da schermo all’altro. Dalla droga, alle estorsioni, fino a quelli più “alti” legati all’ortofrutta”, aggiungeva Borrometi. Si tratta di una vera e propria emergenza nel territorio. “La droga, a fiumi nel ragusano, rimane l’affare più immediatamente redditizio che i mafiosi si spartiscono. E da tempo, proprio nel vittoriese, i clan si fronteggiano per spartirsi la torta. Tutto con il placet di chi fa affari più “importanti”, come quelli legati all’indotto dell’ortofrutta che sfruttano questi episodi delittuosi per fare da schermo ai propri affari”.
Foto © Imagoeconomica
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