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Con un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone di origine turca ma che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia, la Procura di Milano ha smantellato una rete criminale guidata dal presunto boss della mafia turca Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara. Tra le accuse anche banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio. Il provvedimento del gip milanese Roberto Crepaldi è stato eseguito all'alba, assieme a un paio di fermi, da centinaia di poliziotti coordinati dall'antiterrorismo milanese, in particolare dal pm Bruna Albertini e dal procuratore Marcello Viola.
Gli investigatori della Squadra Mobile di Como, della sezione investigativa di Milano e dello Sco di Roma, guidati dalla Procura, hanno documentato come Boyun, da un'abitazione di Crotone dove era ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo, continuava a dirigere e coordinare dall'Italia la sua rete che agiva in Europa. Si va dall'organizzazione dell'ingresso dei migranti, dietro tariffe, attraverso la rotta Balcanica, all'ordine di un omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo scorso, fino all'obbligo per i suoi sodali di commettere reati anche terroristici in Europa, in particolare a Berlino. In Turchia, invece, sarebbe stato la "mente" dell'attentato, poi sventato grazie allo scambio di informazioni tra le polizie italiana e turca, a una fabbrica di alluminio del 19/20 marzo scorso, così mostrando di disporre di armi con una elevata potenza di fuoco e di molto denaro proveniente per lo più dal traffico di sostanza stupefacente, ma anche dal contrabbando delle sigarette e di farmaci. All'inchiesta, visti i consistenti flussi di soldi per le attività dell'associazione, ha collaborato anche la Sezione Investigativa Finanziamento Terrorismo della Gdf di Milano.


Il contesto internazionale

Una task force congiunta di forze dell'ordine italiane e interpol alle 4 di questa mattina ha fatto irruzione in un appartamento in via Cardinal G. Francesco di Gambara nella frazione viterbese di Bagnaia, dove sembra stesse da tempo agli arresti domiciliari e piantonato Boyun, che intorno alle 5:30 è stato portato via dagli agenti per essere condotto presumibilmente a Milano. Boyun, era stato arrestato nell'agosto del 2022 a Rimini, a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso nei suoi confronti dal governo turco per le accuse di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi. Al momento del suo arresto, Boyun aveva fortemente rigettato le accuse, sostenendo di essere un perseguitato politico di origini curde, e di aver già chiesto la protezione internazionale all'Italia. In seguito, il presunto boss era stato al centro di querelle tra lo Stato italiano e quello turco che, ne aveva chiesto l'estradizione. Richiesta che era stata rigettata prima, dal tribunale di Bologna e in seguito dalla Corte di Cassazione.
"Boyun Baris dice che d'ora in poi non farà lavorare pistole, dice ‘razzi, bombe, tutto… D'ora in poi non mi fermerò, che tutti stiano attenti ormai… d'ora in poi che tutti escano dai propri luoghi di lavoro, che escano dalle loro fabbriche, raderò al suolo ovunque, sono uscito per strada ora’” avrebbe detto la moglie del capo della mafia turca, anche lei destinataria della custodia cautelare e legata al gruppo rivale noto come Saralar.
Dai dialoghi intercettati emerge la "determinazione" del presunto boss della mafia turca "a riorganizzare un attacco armato nei confronti di coloro che riteneva responsabili di aver attentato alla sua vita e a quella della moglie - annota il gip Roberto Crepaldi nel provvedimento - sembra intenzionato a rilanciare, utilizzando armi sempre più devastanti". Inoltre , osserva il giudice , "il tenore delle conversazioni impone di ritenere provato - almeno con il canone dei gravi indizi - come l'obiettivo diretto dell'attentato fosse proprio il Saral ma l'intenzione di Boyun e dei suoi uomini fosse, comunque, di interferire con lo status quo esistente in Turchia": infatti ha più volte manifestato "la sua volontà di scalzare il gruppo attualmente al potere, che corrompe lo Stato e lo considera come un criminale di 'quarta categoria'. E proprio per dimostrare la propria potenza al potere politico turco, per Boyun è indifferente che si riesca davvero ad uccidere il rivale o meno".

Foto © Imagoeconomica

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