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Imputazione coatta per l'ex Nar Valerio Fioravanti (in foto) per calunnia aggravata. Lo ha stabilito il Gip Alberto Ziroldi, condannato in via definitiva per la strage del 2 agosto 1980, per alcune dichiarazioni rilasciate nel corso del processo di primo grado a Gilberto Cavallini, anche lui condannato all'ergastolo (manca ancora la pronuncia della Cassazione) per l'attentato che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Il Gup ha deciso l'imputazione coatta anche per altri due testi, Giovanna Cogolli ed Elena Venditti. La notizia è stata anticipata dal Corriere di Bologna. Nel 2020 fu la Corte d'assise, presieduta dal giudice Michele Leoni, a segnalare alla Procura di approfondire la posizione di 12 persone, tra le quali anche Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Vincenzo Vinciguerra, l'ex generale del Ros Mario Mori e Stefano Sparti, morto un anno fa. La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio solo per Sparti, Ciavardini e Vinciguerra.
Questi ultimi due sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e 7 mesi e a un anno per testimonianza falsa o reticente. Per tutti gli altri era stata chiesta l'archiviazione, a cui si erano opposti i legali di parte civile Andrea Speranzoni, Lisa Baravelli, Alessandro Forti e Alessia Merluzzi.
Il gup Ziroldi ha accolto l'archiviazione per tutti tranne che per Fioravanti, Cogolli e Venditti.


Falsa testimonianza nei confronti di Falcone e calunnia ex comandante del Ros Ganzer

Fioravanti era accusato di falsa testimonianza nei confronti del giudice Giovanni Falcone, che a suo dire lo aveva indagato per l'omicidio di Piersanti Mattarella pur avendogli confessato di saperlo innocente, e per calunnia aggravata verso il generale dei carabinieri, ex comandante del Ros, Giampaolo Ganzer. L'ex Nar, infatti, in aula accusò l'alto ufficiale di aver "dato disposizioni di lasciarlo morire sulla barella", subito dopo il suo arresto, al termine di un conflitto a fuoco nel quale furono uccisi due carabinieri e 'Giusva' rimase ferito alle gambe. Per le dichiarazioni su Falcone il giudice ha ordinato l'archiviazione, in quanto deceduto, mentre Fioravanti sarà processato per le parole contro Ganzer. Venditti e Cogolli andranno invece a processo per falsa testimonianza aggravata: la prima per aver ribadito che Ciavardini telefonò a lei e all'amico Marco Pizzari, che dovevano raggiungerlo in Veneto, per spostare l'appuntamento il 2 agosto e non l'1, avendo appreso che ci sarebbe stato l'attentato. Cogolli, infine, è accusata di aver negato di essere stata avvertita di lasciare Bologna dal fondatore di Ordine nuovo Massimiliano Fachini. I tre sono difesi dagli avvocati Ambra Giovene, Francesco Carli e Alessandro Pellegrini.


L’opposizione dei legali di parte civile

Secondo i quattro avvocati, Mori avrebbe mentito in più punti della sua deposizione, soprattutto quando negò di essersi mai occupato del terrorismo di destra, mentre in realtà si sarebbe occupato di indagini sulla cellula veneta di Ordine Nuovo, cioè il gruppo neofascista con il quale Cavallini era in stretto contatto. Per la Procura (la richiesta di archiviazione era stata fatta dal Pm Antonello Gustapane, mentre ora la titolare del fascicolo è Rossella Poggioli) le dichiarazioni in questione non riguarderebbero l'oggetto del processo, vale a dire la responsabilità di Cavallini nella strage, mentre per le parti civili le reticenze di Mori avrebbero impedito di fare luce sui legami tra Cavallini e i gruppi neofascisti di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo.

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