Oggi 25 aprile, festa della Liberazione che celebra, ed onora, la lotta partigiana e la resistenza, in un’isola al centro del Mediterraneo, crocevia di storie, di speranze, di orrori ma anche di tesori, voglio parlare di una resistenza diversa, quella all’indifferenza umana: Lampedusa il simbolo, forse suo malgrado ma comunque è lì in mezzo al mare come un monito ad una umanità che non va perduta. La storia di Vito Fiorino è emblematica da questo punto di vista. Un barese emigrato a Milano che da più di vent'anni vive a Lampedusa, l’avamposto d'Italia (e d'Europa) a sud, più giù di Tunisi, dove ha gestito una falegnameria e una gelateria. Il 3 ottobre del 2013, un giorno tragico per l’isola ma per il mondo intero, per pura coincidenza, Vito, uscito di notte in barca con degli amici, decise di restare a dormire sulla sua barca. Ad un tratto alcune voci dal mare lo svegliano. Sono i migranti finiti in acqua dopo l'affondamento del loro barcone a mezzo miglio dalla Spiaggia dei Conigli. Vito riesce a tirar su 47 persone, sovraccaricando al limite la sua imbarcazione: 46 uomini e una donna. Dopo il salvataggio i profughi in fuga dalla dittatura di Isaias Afewerki vedranno accolta la loro richiesta di asilo in diversi paesi del Nord Europa. Ma Vito non li dimenticherà mai. E loro non dimenticheranno il loro salvatore, che manterrà i contatti con questi giovani per i quali Vito è un secondo padre, perché ha dato a tutti un'altra vita. Ho ascoltato Vito raccontare, con una passione non scontata, la sua storia, la storia di quel tragico 3 ottobre che ha cambiato per sempre la sua percezione sul mondo, il suo sguardo sulle cose, non soltanto di quest’isola...
“Era una notte senza la luna... - esordisce proiettando da subito chi lo ascolta all’interno di un film drammatico - ...il più piccolo tra gli uomini che ho salvato aveva 13 anni…”. Sono parole dure, senza censure e senza sconti ma che restituiscono immediatamente la dimensione e la grandezza di quel gesto in una tragedia così enorme.
Quella sera di ottobre morirono almeno 368 persone.
La luna non c’era, il buono era fitto, ed era come se il mare, quella notte, contenesse tutto l’orrore del mondo.
Vito ha squarciato quel drappo. La resistenza è anche questa, è anche la forza e la dignità di non cedere il passo all’indifferenza, all’arroganza, all’odio.
Buona Festa della Liberazione a noi tutti.
Lampedusa: l'isola della Resistenza all'indifferenza
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- Alberto Castiglione