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Oggi la camera ardente, domani i funerali. Sua figlia Flora: "Sei stato il padre e il nonno d'Italia"

Nino Morana porta il nome di suo zio, agente di polizia impegnato nella ricerca dei latitanti, ucciso da Cosa nostra - e non solo - insieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta) il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini. Suo nonno Vincenzo Agostino aveva giurato sulle bare dei giovani sposi di non tagliarsi barba e capelli fino a quando non avrebbe avuto verità e giustizia sul quel duplice omicidio. Un desiderio che purtroppo non è riuscito ad esaudire. Vincenzo è morto ieri a causa di alcune complicanze che hanno aggravato le sue condizioni di salute. A giugno ci sarà una sedia vuota, in un'aula di tribunale di Palermo quando la corte d’assise di Palermo si pronuncerà sulla responsabilità del boss Gaetano Scotto per l'uccisione Nino e Ida.
Ci sarà però suo nipote, Nino Morana, 22 anni, che sogna di percorrere le orme dello zio. Da tempo accompagnava suo nonno Vincenzo in tutta Italia andando a parlare nelle scuole, nei teatri, nelle manifestazioni. Ovunque il nonno andava, Nino era accanto a lui. Sa bene che Vincenzo Agostino, adesso, non è soltanto un ricordo privato da custodire ma un testimone da portare avanti con coraggio.
Mio nonno voleva che lo accompagnassi perché voleva che diventassi il suo erede e portassi avanti la sua storia e la sua battaglia - ha detto ieri Nino Morana ai microfoni del TgR fuori dalla camera ardente ai microfoni del TgR fuori dalla camera ardente -. Non verrà dimenticato mio nonno”. “Non ho mai visto mio nonno senza barba e purtroppo non potrò farlo perché quel giuramento non si è compiuto - ha aggiunto -. Era un punto di riferimento per molte persone che grazie a lui hanno iniziato a fare antimafia. E lo sarà ancora”.
"Una barba lunga come lunga è stata la sofferenza di Vincenzo: 35 anni di lutto per un figlio ammazzato dalla mafia - ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha accompagnato per anni la famiglia Agostino nella battaglia per la ricerca della verità -. Era il suo tratto distintivo, che ce lo faceva riconoscere in mezzo alla folla nelle manifestazioni e negli incontri pubblici. Quella barba la vogliamo oggi ricordare come il segno della costanza di Vincenzo, della sua determinazione nel cercare verità e giustizia per suo figlio, sua nuora e il loro bambino mai nato. La scelta di non tagliarsi la barba, finché non avesse ottenuto risposte chiare dallo Stato, negli anni lo ha reso una figura simbolica agli occhi di tante altre persone nella stessa situazione. Ecco, tutti speriamo che quella lunga, insopportabile attesa non sia stata vana. Fra poche settimane si chiuderà l'ultimo dei processi ancora in corso sul delitto Agostino, dopo che alcune condanne sono già state emesse. Il nostro saluto a Vincenzo è reso meno amaro dalla consapevolezza che il risultato inseguito per tutti questi anni è finalmente a portata di mano. E dalla gratitudine che proviamo perché, attraverso il suo esempio, tante altre persone e famiglie hanno trovato la forza di trasformare la memoria sofferente in un impegno di speranza".
Flora Agostino, figlia di Vincenzo, ha ricordato suo padre come una figura unica, “non soltanto per noi figli e nipoti, ma per tutta l'Italia. Hai fatto parlare tantissimo di te, per la meravigliosa persona che eri. Sono stati tanti i messaggi che mi hanno inviato...". Oggi "dopo le 12 verrà allestita la camera ardente alla Caserma Lungaro. Domani alle 10.30, i funerali nella cattedrale di Palermo - ha detto Flora -. Vi chiediamo di non portare fiori, ma di devolvere a qualche associazione".

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