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Angelo Niceta nuovamente in sciopero della fame

Angelo Niceta, Testimone di Giustizia palermitano, da oggi è nuovamente in sciopero della fame. Il Testimone di Giustizia, infatti, è costretto materialmente al digiuno insieme ai propri famigliari, e non si può inoltre permettere neppure le cure mediche più elementari e l’acquisto di medicinali, mentre dovrebbe essere sottoposto ad un intervento chirurgico all’occhio e ad oggi non trova disponibilità presso nessuna struttura ospedaliera pubblica della sua regione.
Alle origini di questa drammatica situazione, che si ripercuote immotivatamente anche sulla famiglia del Testimone (la moglie e i 4 figli), non si possono non rilevare le gravissime responsabilità, inadempienze e omissioni del Servizio Centrale di Protezione del Ministero dell’Interno, che non eroga il trattamento economico dovuto ad Angelo Niceta ed alla sua famiglia, non ottempera a quanto previsto dalla Legge e neppure a quanto già deliberato necessario per il reinserimento economico, sociale e lavorativo del Testimone e dei suoi familiari, mentre lo stesso Angelo continua a fornire, senza attenuare minimamente il suo impegno, il suo apporto testimoniale in molteplici procedimenti penali in Sicilia.
Ricordiamo almeno tre gravi fatti accaduti recentemente che intersecano questa situazione e proiettano su di essa ombre ancor più inquietanti.
Lo scorso gennaio sotto le finestre dell’abitazione in cui vive la famiglia Niceta compariva il disegno di un uomo sfracellato al suolo. “Ora ti puoi pure suicidare”: un’evidente minaccia che non può trovare altre spiegazioni, per la quale Angelo e la famiglia non hanno ricevuto la solidarietà doverosa e necessaria a rompere l’isolamento che si è voluto creare intorno a loro. Ad oggi, sebbene il fatto sia ben noto alle istituzioni preposte, il disegno non è neppure stato rimosso.
Il successivo 6 febbraio al figlio del Testimone di Giustizia, Enrico, veniva notificato ,con inspiegabile ritardo dal Servizio Centrale di Protezione, oltre il termine per esercitare i propri diritti, l’avviso di fissazione dell’udienza per i gravi fatti accaduti a Casteldaccia nel marzo 2022, che hanno visto la casa del figlio del Testimone di Giustizia, Enrico, destinataria dell’introduzione abusiva di alcuni soggetti, mentre veniva inoltre constatata l’effrazione di una porta-finestra, il furto di alcuni oggetti di notevole valore, la vandalizzazione e la devastazione dell’intera abitazione. Una vicenda che vede sia il figlio del Testimone di Giustizia che lo stesso Angelo “parti lese” nel procedimento.
All’interno del procedimento giudiziari su questa grave vicenda vi sono dei documenti di indiscutibile rilevanza, cruciali per far luce sulla effettiva responsabilità di alcuni soggetti, che sono stati consegnati dal testimone di giustizia sotto protezione al servizio centrale di protezione ma non compaiono invece tra i documenti d'udienza, mentre al figlio del Testimone è stato finora negato l’accesso al fascicolo d’indagine (ci siamo occupati della vicenda più dettagliatamente in questo post dello scorso 3 marzo):
Il Testimone di Giustizia Angelo Niceta, suo figlio Enrico ed i loro familiari stanno forse pagando la sacrosanta ostinazione nel volere far luce fino in fondo sul grave episodio di cui sono stati vittima e nel pretendere, anche in questo caso, il rispetto elementare delle regole?
Inoltre, sempre lo scorso febbraio alla moglie del Testimone di Giustizia, Rosalba, è sato notificato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione un “preavviso di iscrizione ipotecaria” sull’abitazione in cui attualmente vive la famiglia di Angelo Niceta, per dei tributi asseritamente non pagati. Tributi neppure regolarmente notificati, fattualmente inesistenti o non dovuti – come del resto prevede la normativa vigente sui Testimone di Giustizia - perché riferiti al periodo in cui Angelo Niceta ed i suoi familiari si trovavano sotto protezione in località riservata su richiesta della Procura di Palermo, impossibilitati pertanto a svolgere attività lavorativa ed a risiedere nei luoghi d’origine.
Competeva al Servizio Centrale di Protezione mettere in atto gli opportuni adempimenti perché fosse sospeso il pagamento di alcune imposte e dei contributi.
Una cartella assolutamente paradossale che vedrebbe il Testimone di Giustizia e la sua famiglia rischiare di perdere l’abitazione in cui vive, mentre a causa delle inadempienze degli apparati dello Stato preposti non può neppure permettersi neppure di provvedere alle elementari necessità della vita.
Anche al figlio Enrico, pochi giorni fa è stata notificata una cartella esattoriale non dovuta. Anche in questo caso competeva al Servizio Centrale di Protezione mettere in atto gli opportuni adempimenti perché fosse sospeso il pagamento di alcune imposte e dei contributi.
Già in passato – dal 19 novembre 2022 al 31 dicembre 2022 e dal 4 aprile 2023 all’agosto dello stesso anno, Angelo Niceta, Testimone di giustizia Palermitano, sotto protezione in località riservata dal 2017 su richiesta della Procura di Palermo in una vicenda costellata da gravissime anomalie, aveva intrapreso lo sciopero della fame per denunciare la grave situazione di indigenza e le anomalie occorse nella protezione sua e della sua famiglia.
In merito alla anomala quanto tentacolare vicenda di Angelo Niceta nel gennaio 2023 fu anche presentata un’interrogazione parlamentare dai deputati Stefania Ascari, Gaetano Amato ed Emma Pavanelli rimasta priva di risposta. Lo stesso Angelo Niceta ha fatto richiesta di essere audito per ben tre volte dalla Commissione Centrale del Ministero dell’Interno, come suo diritto previsto dalla Legge, ma il sottosegretario Nicola Molteni, Presidente della Commissione, non ha mai risposto.
Stavolta, la situazione è ancora più drammatica. Nel giro di qualche mese, del resto, il Testimone di Giustizia Angelo Niceta è passato senza che sia mai stata addotta una giustificazione da una protezione di secondo livello (che prevede la scorta con due auto blindate) ad essere completamente privo di protezione.
Angelo Niceta si è rivolto a numerosi avvocati per trovare assistenza in questa grave situazione, senza trovare alcuna disponibilità a prendere in carico in termini ragionevoli questa vicenda.
È normale che tutto ciò accada ad un Testimone di Giustizia, considerato sempre attendibilissimo dalla magistratura e da sempre estraneo alla mafia, da cui è stato distrutto, le cui deposizioni sono ancora in essere in procedimenti penali e la cui posizione è evidentemente scomoda?
Che senso ha parlare di informazione libera o di lotta alla mafia quando, a fronte di fatti tanto gravi e inquietanti, che dovrebbero essere chiariti immediatamente secondo giustizia, troppi oppongono un “fin de non recevoir”?

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