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ciancimino-massimo-bigdi Lorenzo Baldo e Anna Petrozzi - 13 marzo 2012
Palermo. Si è aperta questa mattina l'udienza preliminare che vede imputati Massimo Ciancimino e il suo amico Giuseppe Avara per detenzione di esplosivo. La difesa del figlio di don Vito ha depositato una consulenza sul tipo di congegno ritrovato un anno fa a casa Ciancimino jr. Nella relazione tecnica il perito ha scritto che il dispositivo occultato nel giardino di casa dell'imputato non avrebbe avuto un potenziale esplosivo in quanto non si sarebbe potuto innescare incidentalmente.

“Il comportamento improprio del Ciancimino c’è stato – ha dichiarato l’avvocato Roberto D’Agostino  riferendosi al trasporto dell’esplosivo da Bologna a Palermo senza alcuna comunicazione alle forze dell’ordine – e su questo punto nessuno discute. Il nostro consulente ci ha illustrato però in maniera completa che si trattava di pezzi di esplosivo (il candelotto separato dalla miccia, a sua volta separato dal detonatore) che in alcun modo sarebbero potuti esplodere. Quindi non c’è stata alcuna messa a repentaglio dell’incolumità pubblica”. L’esplosivo recapitato era pertanto per l’avvocato “una minaccia” che emerge “non solo dalle dichiarazioni di Ciancimino” ma anche “da tutte le attività investigative della procura di Bologna – contro ignoti – all’interno delle quali Massimo Ciancimino risulta essere persona offesa”. Il riferimento esplicito è a tutte le lettere minatorie accompagnate da proiettili ricevute dal figlio dell’ex sindaco di Palermo. “Le lettere di minacce gli sono arrivate fino allo scorso mese di dicembre – ha sottolineato l’avvocato Francesca Russo – in un momento nel quale lo stesso Ciancimino è senza la minima tutela ed è alla mercè di chiunque”. “Il nostro non è un appello affinchè gli venga riassegnata la scorta – ha ribadito l’avv. D’Agostino – ma ci teniamo che sia conosciuta la realtà dei fatti”. Per quanto riguarda il ritrovamento dell’esplosivo a casa del suocero di Massimo Ciancimino e la mancata segnalazione immediata da parte del figlio di don Vito alle forze dell’ordine i legali hanno evidenziato come la scelta di quest’ultimo sia stata dettata  dall’intenzione di evitare ulteriori stress e tensioni al suocero già colpito da una grave malattia. Una scelta che comunque i legali hanno definito “errata”. “Ricordiamo – ha sottolineato l’avv. D’Agostino – che l’esplosivo l’ha fatto ritrovare Ciancimino dopo una perquisizione già andata a vuoto. E soprattutto lui stesso ha tentano di disfarsene e non di compiere un auto attentato”. “Io ero in macchina da solo – ha specificato Massimo Ciancimino riferendosi al suo viaggio da Bologna a Palermo – dietro di me avevo la macchina della scorta e l’esplosivo viaggiava nel sedile del passeggero in quanto ero convinto che non fosse pericoloso. Resto convinto che un attentato non si preannuncia, si fa direttamente. E quindi ritenevo che anche in quel caso si trattasse di un ennesimo atto intimidatorio finalizzato a minare il mio equilibrio familiare. E per evitare ulteriori strumentalizzazioni ho preferito – sbagliando – non avvisare nessuno. In quel periodo noi avevamo fatto richiesta di sorveglianza alla casa di Bologna ma non era stata accolta…”. “Vogliamo una giusta pena – ha ribadito infine l’avv. D’Agostino – Ciancimino deve pagare per i suoi errori e non per quello che gli altri gli vogliono attribuire”. Allo stato la Procura di Palermo ha chiesto un termine per interloquire sulla consulenza, mentre il legale di Avara, Giuseppe Seminara, ha annunciato l'intenzione di chiedere l'abbreviato. L'udienza è stata rinviata al 27 marzo.

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