Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

I carabinieri delle compagnie di Giugliano e di Caivano, nel napoletano, hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip di Napoli, a carico di 13 indagati (11 ora in carcere e 2 destinatari del divieto di dimora in Campania), a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni e tentate estorsioni, detenzione e porto di armi, detenzione a fine di spaccio di droga, delitti aggravati dal metodo mafioso. Il gruppo di Camorra, attivo tra Frattamaggiore, Frattaminore e zone limitrofe, era in contrapposizione armata con altri gruppi criminali per imporre la propria egemonia e ha taglieggiato imprenditori e commercianti dai quali avrebbe preteso il pagamento di somme di denaro per consentire loro il proseguimento dell'attività lavorativa.


Bunker anti "cimici"

Si era fatto realizzare, raccontano gli investigatori, uno scantinato foderato di alluminio e illuminato da una torcia per tenere i suoi incontri di camorra il boss detenuto Francesco Pezzella, 64 anni tra qualche giorno (è nato il 21 febbraio), che figura tra gli arrestati. Il quasi 64enne, secondo gli inquirenti, gestiva e gestisce le attività illecite in diversi comuni del napoletano (Cardito, Carditello, Frattaminore, Frattamaggiore, Caivano e zone limitrofe) attraverso i suoi "capi zona", tra cui figura Pasquale Landolfo, in particolare il racket delle estorsioni, mentre la famiglia Ciccarelli gestiva, invece, lo spaccio della droga nel Parco Verde di Caivano.


Bomba davanti alla casa di Don Patricello

Anche gli atti intimidatori ai danni del comandante della Polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, e del parroco del Parco Verde di Caivano don Maurizio Patriciello sono stati ricostruiti nel corso delle indagini svolte dai Carabinieri. I due atti intimidatori rappresentano i momenti più eclatanti di una serie definita "impressionante" di stese e attentati avvenute nel contesto della contrapposizione all'interno del clan della 167 di Arzano tra la famiglia di Giuseppe Monfregolo detto "u guallarus" da un lato e il gruppo capeggiato da Pasquale Cristiano, detto "pick stick", oggi collaboratore di giustizia, e Vincenzo Mormile dall'altro. L'evento "deflagrante", viene sottolineato nell'ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli Antonino Santoro di cui LaPresse ha preso visione, è stato individuato nell'omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Pasquale Cristiano, ucciso la sera del 24 novembre 2021 ad Arzano. In questo ambito rientrano quindi gli atti intimidatori nei confronti di Chiariello, con un manifesto funebre fatto trovare davanti all'ingresso del Comando della Polizia municipale di Arzano, e di don Patriciello: in quest'ultimo caso, nella notte tra il 12 e 13 marzo 2022 è stata fatta esplodere una bomba davanti al cancello della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano.

Foto © Deb Photo

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos