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Associazione di tipo mafioso e finalizzata al traffico di droga (cocaina e hashish), violazione delle norme su armi ed esplosivi, estorsione e impiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche: sono i reati che i carabinieri del nucleo investigativo e la DDA di Napoli contestano ai destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare ritenuti appartenenti al clan Mazzarella.

Emerge chiaramente l'interesse del clan Mazzarella al settore del commercio e della distribuzione degli idrocarburi nell'inchiesta dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli che oggi, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (sostituti procuratori Antonella Fratello e Alessandra Converso) ha notificato 24 misure cautelari ad altrettanti indagati, 9 dei quali già in carcere. L'attività investigativa riguarda il periodo tra il febbraio 2018 e il gennaio 2020. Il clan Mazzarella è rivale dell'Alleanza di Secondigliano e con le intercettazioni degli investigatori si riesce anche a documentare la contrapposizione armata con il clan Silenzio (facente appunto parte della galassia di gruppi malavitosi satelliti dell'Alleanza) in cui si inquadrano i lanci di bottiglie molotov su autovetture e motocicli risalenti al 29 agosto del 2018. A capo del clan ci sono Ciro Mazzarella e Salvatore D'Amico: di appannaggio di quest'ultimo, sono i quartieri orientali partenopei di San Giovanni a Teduccio e Ponticelli, nonché i comuni della provincia San Giorgio a Cremanio e Portici. In quelle zone, lo spaccio delle sostanze stupefacenti è nelle loro mani, come anche la vendita delle sigarette di contrabbando.

Tornando all'interesse crescente dell'organizzazione malavitosa guidata da Ciro Mazzarella nei riguardi del commercio e della distribuzione degli idrocarburi emerge come lo stesso consentirebbe di poter riciclare imponenti somme di denaro frutto di attività illecite. Ma dalle conversazioni emerge anche la volontà di "portare rispetto" ai carcerati. I militari dell'arma intercettano un summit a casa di Ciro Mazzarella (figlio del capoclan Gennaro, che dopo l'arresto del fratello Francesco, il 12 dicembre 2018, ha assunto la guida dell'organizzazione malavitosa): è il 30 aprile 2019 e a casa di Ciro Mazzarella c'è il ghota: Ciro Mazzarella chiede conto di una estorsione ai D'Amico (rappresentati da Umberto D'Amico, detto "o' lione"). L'estorsione riguarda un uomo dei Mazzarella a cui è riconducibile un distributore di benzina del quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio. Ciro Mazzarella è fortemente contrariato: "...senti, a questa pompa di benzina ... non si deve fare niente". D'Amico si giustifica però: "...non gli abbiamo cercato niente... gli diamo 50mila euro... ci vuoi far guadagnare su un camion di benzina a settimana? Noi non vogliamo niente... vogliamo solo qualcosa di soldi... noi l'estorsione non la stiamo cercando". A questo punto Ciro Mazzarella ribadisce l'ammonimento: "quelli che stanno carcerati si devono rispettare... dobbiamo fare bella figura perché oggi stiamo noi fuori (dal carcere)".

In un’altra conversazione uno dei personaggi raggiunti dalla misura di custodia cautelare odierna metteva in evidenza come i Paesi vesuviani fossero finiti sotto il controllo criminale del gruppo camorristico. Secondo gli inquirenti le mani del clan si sarebbero estese dal quartiere partenopeo di San Giovanni a Teduccio fino a importanti e popolosi comuni del Vesuviano, appunto, tra Ercolano, Portici, San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano.

Foto © Imagoeconomica

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