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Il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, neo collaboratore di giustizia, aveva accesso agli archivi dell'Interpol. A rivelarlo è lui stesso, in uno dei quattro verbali di dichiarazioni depositati qualche giorno fa dalla Procura di Napoli ai giudici del Riesame. Ebbe la necessità di controllare se ci fosse, o meno, un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Raffaele Mauriello, figlio dell'ex killer del clan Di Lauro Ciro Mauriello, diventato ex reggente del clan Amato-Pagano di Secondigliano. Raffaele era in Spagna e già lavorava per conto di Imperiale. Seppe però che era stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti: "Feci fare un controllo nei sistemi Interpol - ha rivelato - tramite un amico marocchino, non aveva ancora l'ordinanza e gli dissi di venire (a Dubai)". A Mauriello venne affidato il compito di gestire, per Imperiale, le relazioni con uno dei gruppi camorristi del Rione Traiano di Napoli e anche con un broker di Secondigliano che acquistava 80-100 kg  di cocaina al mese. La cosca calabrese dei Mammoliti acquistava centinaia e centinaia di chilogrammi di cocaina dal narcotrafficante Raffaele Imperiale. Lo ha rivelato - confermando le ipotesi degli inquirenti - in uno dei quattro verbali depositati nei giorni scorsi. Gli affari, fa sapere il "boss dei Van Gogh" (così soprannominato per essere entrato in possesso di due preziosissime tele del pittore fiammingo, custodite per lungo tempo e poi fatte ritrovare) subirono un'accelerazione nel 2016, dopo l'arresto di Rocco Mammoliti e il subentro alla guida di suo fratello Giuseppe. Le relazioni tra Imperiale e la cosca peggiorarono dopo il furto di un importante quantitativo di droga, ben 140 chili. Imperiale spiega ai magistrati partenopei che a mettere a segno il "colpo" erano stati proprio alcuni affiliati calabresi. Lo sgarro non rimase impunito e ci scappò anche un omicidio spacciato per un regolamento di conti per vicende sentimentali. Imperiale e Giuseppe Mammoliti giunsero a un accordo: si sarebbero divise le perdite. Ma comunque dalla Calabria non arrivarono ben 500mila euro. Da quel momento i Mammoliti cominciarono a chiedere quantitativi minori di cocaina, ricevendo però sempre il diniego di Imperiale.

Spariti sei quintali di droga
Spunta pure un giallo: il mistero riguarda la "sparizione" di un ingente quantitativo di cocaina inviato in Australia. Un ammanco da ben 24 milioni di euro che non scalfisce le finanze di Imperiale e neppure il funzionamento della sua articolata organizzazione criminale. Il carico andato perso ammonta a sei quintali: quattro acquistati in Olanda da un certo Mark, un altro narcos che per l'occasione è entrato in affari con Imperiale, e altri due prelevati dai "siti di stoccaggio" italiani del "pentito". Dal nord Europa doveva essere inviato in Australia - fa sapere Imperiale - attraverso l'imprenditore, Giovanni Fontana, presidente di una nota squadra di calcio dilettantistica casertana, arrestato nel blitz della Guardia di Finanza e della Polizia dello scorso 16 novembre, un'operazione giunta al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L'accordo prevedeva che il 20 percento dei 600 chilogrammi di droga sarebbe stato trattenuto dagli importatori locali. La restante parte invece doveva essere pagata con i prezzi locali. Un affare da 24 milioni di euro per Imperiale (48 milioni di euro invece per Mark) che però sfuma. Di tutta quella cocaina infatti se ne è persa la traccia. E neppure è noto che fine abbia fatto. Le informazioni recuperate all'epoca (il trasferimento della "coca" risale al periodo tra il 9 novembre 2020 e il 26 gennaio 2021) fanno riferimento a un sequestro di 480 chilogrammi di cocaina di cui però non si trova riscontro. Ma lui appare appena rammaricato nell'esporre la debacle subìta alla Procura: "Non so che fine abbia fatto tale merce - ha detto ai magistrati - spero sia stata sequestrata e non rubata".

Fonte: ANSA

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