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Depositate a luglio le motivazioni della sentenza del processo per concorso esterno

Dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa era stata la condanna inflitta un anno fa all’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino nel processo cosiddetto Eco4 sulle infiltrazioni politico-mafiose nel settore dei rifiuti. 
Come evidenziano i giudici della Quarta Sezione d’Appello di Napoli  avrebbe accettato l’appoggio del clan dei Casalesi per godere del sostegno elettorale fornito dalla Camorra, ovviamente, in cambio di favori. In particolare, scrivono i giudici nelle motivazioni depositate il 21 luglio scorso, quell’accordo illecito “è perdurato sostanzialmente nell'arco dell'intera ascesa politica di Cosentino, che è stato deputato della repubblica Italiana dal 9 maggio 1996 al 14 marzo 2013, per quattro consecutive legislature, ricoprendo durante l'ultimo incarico di deputato, dal 12 maggio 2008, la carica di sottosegretario all'economia nel quarto governo Berlusconi”. 
Il rapporto tra Cosentino e la consorteria criminale del territorio Casertano sarebbe iniziato nel 1978 grazie all'appoggio del gruppo Bidognetti che ne favorì l’elezione al consiglio comunale di Casal di Principe e, continuato nella prima metà degli anni ‘80 e inizio ‘90 per l’elezione al consiglio provinciale di Caserta. Tuttavia, come confermato dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, solo nel 1995, Cosentino, riceverà  l’appoggio diretto da parte del padre del collaboratore di giustizia, ovvero, Francesco Schiavone alias “Sandokan”.  

Va ricordato che la corte d'appello ha aumentato di un anno la pena inflitta in primo grado dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e rispetto a quest'ultimo ha esteso la responsabilità di Cosentino per il concorso esterno fino al 2009, ritenendo dunque provata la sua contiguità al clan, nella veste di referente nazionale dei Casalesi oltre il 2004, anno in cui si fermava la sentenza di primo grado. 
La Dda di Napoli aveva infatti presentato appello ritenendo che l'appoggio di Cosentino al clan fosse andato avanti almeno fino al 2009, saldandosi con le condotte contestate in altre due indagini antimafia successive che hanno coinvolto il politico, anche se in entrambi i processi l'ex coordinatore campano di Forza Italia è stato assolto in appello.

Secondo i giudici, dunque, la collaborazione tra l’ex sottosegretario all’Economia Cosentino e il clan dei Casalesi, nonostante le elezioni perse nel 2005, non sarebbe mai terminata. A dimostrarlo vi sarebbero anche le vicende che ruotano attorno alla realizzazione di una delle opere più importanti mai realizzate nel casertano: la centrale termoelettrica di Sparanise. 
Come confermato dal pentito Orlando Lucariello durante il processo denominato  “Il Principe e la Scheda Ballerina”, Nicola Cosentino avrebbe goduto di importanti favori da parte del clan di Caserta durante la realizzazione della centrale e, tra questi favori, anche il divieto di fare richiesta di tangenti “perché - ha dichiarato Lucariello - la Centrale l’aveva portata nel casertano Nicola Cosentino ed anche il fratello Mario Cosentino vi stava lavorando”.

Tornando alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, i giudici sono riusciti a ricostruire le dinamiche che hanno caratterizzato la brillante carriera politica di Cosentino anche dopo il 2005, naturalmente, sempre grazie al sostegno del clan dei Casalesi; questa volta con la candidatura di una persona legata direttamente al clan casertano, votando e facendo votare “a favore dei candidati della lista di Forza Italia e di partiti politici aderenti alla coalizione di centrodestra" in aggiunta ai "candidati dell'Udeur sostenuti da Nicola Ferraro".

Fonte: CasertaNews e Il Mattino

Foto © Imagoeconomica

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