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Alla fine sono sette le condanne al carcere a vita per l'omicidio di Luigi Barretta, ucciso a Napoli nel quartiere Secondigliano nel 2005 dal suo stesso clan, gli Amato-Pagano. Il gup, Federica De Bellis, ha accolto le richieste del pm della Dda Maurizio De Marco e inflitto l'ergastolo ai boss Carmine Amato e Cesare Pagano, nonché a Ciro Caiazza, Lucio Carriola, Enzo Notturno, Carmine Pagano, e Salvatore Rosselli.
Ai collaboratori di giustizia Antonio Caiazza e Carmine Cerrato sono stati invece inflitti 12 anni di reclusione (per il riconoscimento di un'attenuante e per il rito scelto) in relazione all'omicidio, mentre non si è ritenuto di dover procedere nei loro confronti per quello che riguarda la contestazione relativa ai reati di armi "perché il reato è estinto per intervenuta prescrizione".
Barretta fu ucciso perché, come raccontano i pentiti, "era ribelle e arrogante nei confronti di altri affiliati e dei vertici del clan". Dopo averlo ucciso, i sicari sistemarono il suo cadavere in un sacco dell'immondizia che venne poi scaricato nelle campagne del Casertano.

Foto © Emanuele Di Stefano

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