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Un omicidio della 'prima faida di Scampia', la guerra tra clan che agli inizi degli anni 2000 registrò più di 80 morti in meno di un anno, è al centro di una misura cautelare emessa dal gip di Napoli dopo indagini dei carabinieri. 
Negli istituti di pena di Milano e Saluzzo, proprio i militari del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno notificato il nuovo provvedimento restrittivo a Cosimo, 48 anni, figlio primogenito di Paolo Di Lauro, alias Ciruzzo 'o milionario, a capo dell'omonima cosca che fino al 2004 era egemone nei quartieri Nord del capoluogo campano di Scampia e Secondigliano, e Nicola Todisco, 39 anni, detto ninnone, elemento di spicco del clan. 
I due devono rispondere di omicidio volontario aggravato per aver agito con premeditazione e detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Cosimo Di Lauro, che è stato anche a lungo reggente della 'famiglia', è ritenuto il mandante dell'omicidio di Massimiliano De Felice, la cui colpa era di essere legato da rapporti di parentela con le famiglie Abbinante e Notturno, che si erano messi dalla parte degli Amato-Pagano, gruppo che in precedenza curava i rapporti tra i Di Lauro e i cartelli sudamericani e spagnoli per l'approvvigionamento di droga e che poi avevano scelto la strada dell'autonomia. 
Un agguato avvenuto nel quartiere Scampia, il 28 novembre 2004, frutto di quella 'guerra' senza quartiere nata il mese prima con un duplice omicidio firmato dagli Amato-Pagano e continuata sino all'aprile del 2005, nella quale le vittime erano quasi tutte scelte tra congiunti dei principali esponenti delle fazioni in lotta e spesso del tutto estranee a contesti camorristici. 
L'omicidio De Felice fu, sostanzialmente, una prima risposta al duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, uomini di fiducia di Cosimo Di Lauro, che gestiva il clan per conto del padre detenuto, datato esattamente un mese prima. 
La rivendicazione di autonomia e di controllo delle piazze di spaccio nell'area Nord degli Amato Pagano venne subito appoggiata dai gruppi Abete-Notturno, Abbinante e Marino. De Felice venne colpito al capo e al torace da Todisco, esecutore materiale di un omicidio di cui i Di Lauro avevano richiesto al gruppo Prestieri, all'epoca articolazione dei Di Lauro dislocato e operante nelle aree cosiddette dell'Oasi del Buon Pastore e dei Sette Palazzi di Scampia, l'esecuzione di un omicidio ai danni della contrapposta "alleanza scissionista".
Todisco conosceva la vittima e all'epoca non era che un affiliato di basso profilo. Secondo il racconto di diversi collaboratori di giustizia venne avvicinata con la scusa di avvisarla della presenza delle forze dell'ordine nei paraggi. Quindi, dopo averla salutata, esplose contro di lei i colpi di arma da fuoco.

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