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Dda di Salerno: "L'articolo del 'Riformista' è un pezzo di una campagna mediatica atta a consentire al camorrista di tonare in libertà"

Nella lettera strappalacrime scritta da Rosario Giugliano, affiliato al clan Alfieri-Galasso e pubblicata il 26 febbraio 2021 dal giornale iper garantista diretto da Piero Sansonetti si legge che "proprio nelle catacombe del 41-bis, nonostante le angherie di quel regime, la mia riflessione e la voglia di cambiare si rafforzarono sempre di più. Una 'luce' si era accesa nel mio animo. Essendo di estrazione cattolica mi piace pensare che dall’alto “qualcuno” abbia voluto prendermi per mano e accompagnarmi in una nuova vita” e che "in questo Paese chi sbaglia, indipendentemente dal percorso che poi ha intrapreso, rimane sempre colpevole. Comunque, a parte l’amarezza, il mio percorso me lo tengo stretto, perché ritengo oggi di essere una persona migliore. Non so se lo Stato, questo Stato senza grazia e senza pietà, può dire lo stesso di sé".
Peccato che mentre era in libertà e sottoposto al regime di sorveglianza speciale, lo scorso 13 aprile, Rosario abbia tentato di uccidere, con 14 colpi di pistola a San Marzano sul Sarno, Carmine Amoruso, con lo scopo di prenderne il suo posto e assumere il controllo degli affari criminali dell’Agro-nocerino. Molto cattolica come decisione.
A fronte di quanto accaduto è lecito chiedersi se verrà presa in considerazione questa storia nel dibattito sull'abrogazione dell'ergastolo ostativo che dovrà affrontare il Parlamento in seguito alla decisone della Consulta.
La vecchia gloria del clan Alfieri-Galasso, inoltre, è stata capace di accumulare condanne per 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione. L’ergastolo era stato convertito in 30 anni (di cui 13 al 41-bis), conclusi di scontare nel 2020. Motivo? Ha partecipato alla “strategia della dissociazione” ideata dai Moccia di Afragola - il più antico e potente sodalizio camorristico operante nella bassa Liburia - per prendere le distanze dalla camorra e dai propri delitti, senza dire una parola sui sodali.
A seguito dell'episodio di tentenno omicidio la Dda di Salerno ha richiesto per Rosario Giugliano l'esecuzione della custodia cautelare insieme ad altre ventisei persone riuscendo a sgominare un paio di clan di camorra e i loro affari nel racket e nella droga. Nell'ordinanza si fa riferimento anche all'articolo del Riformista, citandolo come un pezzo di una “strategia mediatica” sostenendo che “il costante richiamo a un percorso rieducativo solo evocato e mai realmente perseguito” sia stato uno mezzo “per cercare di creare un clima che consentisse al vecchio camorrista di ritornare sul territorio di pertinenza mantenendo quel carisma criminale”.
Coma già detto da numerosi giuristi, magistrati, avvocati e membri della società civile, vittime di mafia in primis, la collaborazione con la giustizia rimane il solo ed unico vero indicatore di una reale volontà di volersi staccare dal sodalizio mafioso.

Foto © Imagoeconomica

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