Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il delitto era maturato durante la faida tra il gruppo Belforte e il gruppo Piccolo-Letizia

Un delitto maturato all'interno di un contrasto armato tra clan è al centro di una indagine che ha portato il gip di Napoli a emettere quattro misure cautelari eseguite dalla Squadra Mobile della questura di Caserta, insieme a quelle di Milano, L'Aquila, Parma e Nuoro. Il reato contestato agli indagati - Antimo Matroianni, Antimo Perreca, Achille Piccolo, 45 anni, e Achille Piccolo, 42 anni - è di omicidio pluriaggravato in concorso. L'assassinio è quello di Luca Famiano, risalente al luglio 1996. Il delitto, risolto grazie ai progressi della tecnologia, si inquadra nell'ambito della cruenta faida che, al fine di stabilire il predominio criminale sul casertano, ha visto fronteggiarsi per oltre un ventennio, dal 1986 al 2007, il gruppo Belforte, conosciuto anche come Mazzacane, di estrazione cutoliana, e il gruppo Piccolo-Letizia, detti anche "Quaqquaroni", alleato al clan Perreca di Recale.
Lo scontro tra cosche raggiunse livelli di violenza tali che, nel gennaio 1998, indussero l'allora prefetto di Caserta a emettere un 'coprifuoco anti-Camorra', un'ordinanza straordinaria mai emessa dal dopoguerra in poi, con la quale fu disposta per 20 giorni la chiusura di bar e circoli a Marcianise dopo le ore 22. Famiano fu ucciso perché era transitato dai Piccolo-Perreca ai rivali Belforte. Un gruppo di persone, incappucciate e armate di pistole e mitra, intorno alle 8 di una giornata estiva, attese che l'uomo in auto con la sua compagna uscisse da casa a San Clemente di Caserta; dietro di lui un'altra macchina su cui viaggiavano suo cognato, la fidanzata e due sue nipoti. I sicari fecero fuoco all'impazzata sulle auto con i mitra e le pistole. Famiano morì poco dopo in ospedale, e una delle sue nipoti fu ferita in modo grave. Dopo il raid, i killer si dileguarono a bordo di un'auto scura di grossa cilindrata, poi risultata una Lancia Thema rubata alcuni giorni prima. Durante la fuga, la vettura fu notata e inseguita da una volante della polizia che, tuttavia, non riuscì a fermarla a causa dell'azione di disturbo realizzata da un'altra auto, il cui conducente fu arrestato. La Lancia Thema fu poi individuata, ormai abbandonata, ma al suo interno furono sequestrati numerosi oggetti, tra i quali passamontagna e guanti, oltre ad alcune munizioni cal. 7.62x39, quello del kalashnikov. Poco distante in seguito fu rinvenuto altro materiale, tra cui anche due dei fucili mitragliatori impiegati per l'agguato. Altro materiale ancora, tra cui anche dei teli di spugna e un passamontagna, fu trovato all'interno dell'appartamento disabitato nel quale i sicari avevano preparato l'agguato. Oltre al contributo delle dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia, grazie ai più recenti progressi tecnologici nel campo della genetica forense, è stato possibile estrapolare frammenti di Dna su alcuni campioni biologici rinvenuti sugli oggetti sequestrati nell'appartamento e nella macchina. A distanza di oltre 21 anni, il Dna isolato corrisponde a quello di due dei quattro indagati, Mastroianni e Perreca, quest'ultimo considerato anche il mandante dell'esecuzione. Il 42enne Piccolo è stato arrestato in un appartamento a Milano; gli altri si sono visti notificare la misura nelle case circondariali in cui sono già detenuti.

Fonte: AGI

Foto © Imagoeconomica

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos