Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila
Salvatore D'Albenzio voleva riorganizzare la 'famiglia' dai domiciliari

La Squadra Mobile di Caserta ha arrestato nove persone, accusate a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché porto e detenzione di armi da fuoco, anche alterate, con relativo munizionamento. Secondo le indagini degli agenti Salvatore D'Albenzio, figlio e nipote di boss storicamente alleati dei Belforte, nonostante il capoclan Domenico Belforte fosse in carcere e nonostante la morte di suo padre Domenico e la detenzione di suo nonno Clemente, aveva deciso che la 'famiglia' doveva tornare egemone nel territorio di Maddaloni. Quindi, D’Albenzio, detto 'o faraon, anche trovandosi ai domiciliari, aveva deciso di riorganizzare il clan, radunando attorno a sé una serie di pregiudicati, tra cui Palladino Spallieri, suo braccio destro, e Giuseppe Amati, Lidia Maricela Aposolie, Ernesto Di Cicco, Antonio Di Vico, Antonio Mastropietro, Vincenzo Russo e Achille Fiorillo, per riprendere le estorsioni a imprenditori e esercizi commerciali e il controllo dello spaccio di droga. A svelare i retroscena è stata la Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Dda di Napoli, che attraverso intercettazioni, telefoniche e ambientali, ma anche appostamenti, pedinamenti e perquisizioni, hanno restituito l'immagine di un clan pienamente operativo sul territorio, nonostante i colpi subiti e l'evidente crisi economica che ha pressoché paralizzato ampi settori produttivi, a cominciare da quello edile. Infatti, i D'Albenzio temuti a Maddaloni fin dagli anni '80, quando il nonno di Salvatore, Clemente detto “Mintuccio”, insieme ai fratelli Salvatore e Domenico Belforte militava nella N.C.O. di Raffaele Cutolo, continuavano ad avere un potere intimidatorio che Salvatore D'Albenzio è stato in grado di gestire. Inoltre, attraverso Spallieri, oltre ai tradizionali 'settori d’attività'' del racket e della droga, il figlio del boss ha tentato di imporre sull'area maddalonese il monopolio dell'installazione di apparecchi automatici per la distribuzione di caffè, snack e bevande. Chi si rifiutava di pagare, veniva minacciato e aggredito. Con l’escalation di violenza messa in atto, la Squadra Mobile ha capito che bisognava intervenire, visto che in un’intercettazione uno degli affiliati ha avanzato l'idea di 'battere con il kalashnikov alle vetrine e fare incendi' per intimorire chi non si sottometteva. Questo è bastato al pm Francesco Landolfi per chiedere al Gip le nove misure cautelari. Inoltre, nelle estorsioni, secondo quanto scoperto dalle indagini, data la crisi, il clan aveva ridotto le cifre del 'pizzo', anche quando questo consisteva nel prendere prodotti senza pagarli negli esercizi commerciali. Per gli investigatori, dunque, un clan sempre in grado di 'cambiare pelle', di adattarsi alle contingenze del momento pur di sopravvivere, ma comunque pronto ad imporsi con la violenza e l'intimidazione. Le giovani ‘leve’ del clan, secondo gli investigatori, avevano pistole e fucili, tra cui uno a canne mozze di cui gli uomini della Squadra mobile hanno trovato solo le cartucce, armi con le quali terrorizzavano gli imprenditori e i commercianti. Il nome dei Belforte, del resto, ancora induce a piegarsi alle richieste estorsive, tanto che, secondo quanto si è appreso, molte delle vittime, convocate in questura, anche di fronte alla documentazione acquisita dagli investigatori delle estorsioni commesse tra il 2017 e il 2019, hanno negato di aver subito minacce o pressioni. "Rivolgo il mio sincero apprezzamento per l'operazione svolta dalla Polizia di Caserta contro il clan Belforte. - ha detto commentato il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra - Arresti importanti che dimostrano come lo Stato, anche se in piena emergenza, non abbassa la guardia, soprattutto in un territorio che ha visto rinascere la legalità dopo i durissimi colpi inferiti ai camorristi. Non si deve mai arretrare e questa di Caserta è la dimostrazione che si ricostruiscono comunità e territorio insieme allo Stato".

Foto © Imagoeconomica

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos