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di AMDuemila
10 milioni di euro di beni. E’ questa la cifra che è stata confiscata ad Alfonso Letizia, imprenditore attivo nel settore della produzione e della vendita del calcestruzzo. Il decreto di sequestro, notificato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ed emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, riguarda sei aziende, 70 immobili nella provincia di Caserta e due a Cavezzo in provincia di Modena, 28 mezzi tra auto e moto e numerosi rapporti finanziari. I decreti di sequestro e di confisca eseguiti nel 2014 e nel 2018 sono stati confermati dalla Corte d'Appello di Napoli e definitivamente dalla Cassazione.
Si è arrivati alla confisca grazie alle indagini della Dia che hanno permesso di delineare i rapporti tra l'uomo e la fazione Schiavone del clan dei Casalesi, in particolare nel settore strategico della produzione e fornitura del calcestruzzo. L’imprenditore era già stato arrestato dalla Dia nel 2011, nell'ambito dell'operazione "Il Principe e la (scheda) ballerina" su "intrecci illeciti del ceto politico di Casal di Principe - scrive la Dia - con l'ala militare e imprenditoriale del clan dei Casalesi, fazioni "Schiavone" e 'Bidognetti", che si concretizzavano attraverso l'appoggio ai candidati indicati dall'organizzazione in occasione di consultazioni elettorali, in cambio dei successivi benefici economici garantiti dall'aggiudicazione di appalti, di assunzioni di personale compiacente, nonché di apertura di centri commerciali". In questo contesto, Letizia era considerato il riferimento della famiglia Schiavone "poiché metteva stabilmente a disposizione dell'organizzazione i propri impianti di produzione del calcestruzzo e le proprie strutture societarie ottenendo, di contro, l'ingresso nel cartello delle aziende oligopoliste che l'associazione imponeva sui cantieri presenti nel mercato casertano”.

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