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di Emiliano Federico Caruso
21 persone sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia Bagnoli, su richiesta della DDA di Napoli, al termine di una lunga indagine che ha ricostruito i ruoli, i meccanismi e i nomi coinvolti nel controllo dello spaccio di droga nel Rione Traiano. Tra gli arrestati (16 in carcere e 5 ai domiciliari) troviamo anche due esponenti del clan Cutolo, considerati coinvolti nel tentato omicidio di un affiliato al clan rivale dei Marfella. Nel corso delle indagini, che hanno coinvolto anche intercettazioni telefoniche e ambientali portando infine ad accuse di associazione di tipo mafioso, spaccio di droghe, tentato omicidio e porto abusivo di armi, sono stati sequestrati fucili e pistole con circa un migliaio di relative munizioni, oltre a 30 kg di stupefacenti divisi in marijuana, hashish e cocaina. Il Rione Traiano, dopo che i numerosi interventi delle Forze dell'Ordine hanno praticamente smantellato il monopolio di Scampia, è diventato il nuovo supermercato dello spaccio di droga della Camorra a Napoli, grazie soprattutto alla sua posizione strategica situata nel punto di collegamento tra Vomero e Soccavo, all'uscita della tangenziale di Fuorigrotta. Un ruolo strategico importante per la criminalità organizzata, al punto che nel corso dell'ultimo Comitato provinciale per la sicurezza si ipotizzava di includere il rione Traiano nella lista delle zone rosse, la della circolare del Viminale che concede direttamente ai prefetti il potere di istituire dei quartieri di particolare emergenza. Il Rione Traiano è da sempre lo scenario di una profonda rivalità tra la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo nella zona bassa, e dai Puccinelli nella zona alta, clan che da sempre alternano periodi di violenza ad altri di pacifica coesistenza, causata dalla necessità di mantenere quel "basso profilo" che, secondo la mentalità camorristica, dovrebbe servire a tenere lontane le indagini. Prudenza inutile, visto che in questi ultimi anni il rione è stato raggiunto da numerose operazioni di arresti, tra cui ricordiamo quello del 31 gennaio 2017, che portò in carcere 80 esponenti del clan Puccinelli-Petrone. A ricostruire i meccanismi dello spaccio nel rione Traiano fu il pentito Maurizio Ferraiuolo, quello che insieme a Gennaro Tubelli, Raffaele Sollo e ai fratelli Francesco e Alfonso Mazzarella aiutò gli inquirenti a ricostruire l'omicidio di Andrea Ottaviano, nipote del boss Vincenzo Mazzarella e reggente degli affari illeciti nella Maddalena, ucciso l'11 giugno del 2011 dal cugino Luciano Mazzarella con la complicità di Luciano Barattolo. Miniera di informazioni per gli inquirenti (nel giugno del 2017 avrebbe poi ricostruito anche il duplice omicidio di Salvatore Paolillo e Salvatore Scognamiglio) Maurizio Ferraiuolo nel febbraio del 2017 spiegò anche come "Ci sono piazze in cui si lavora 24 ore al giorno e dove si vendono anche 50 kg di droga al mese". In particolare nel rione Traiano i clan egemoni dei Cutolo e Puccinelli controllavano il giro di droga sia tramite i propri punti di spaccio, sia rifornendo le piazze gestite dai clan Tranchese, Ivone, Quaranta, Pisa, Perrella, Equabile, Legnante, ai quali veniva per questo imposto il pagamento di una quota di 12 mila euro al mese.

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