di Francesco Ferrigno
Ricercato, catturato e messo in cella, poi scarcerato per una malattia ai reni e oggi, dopo una visita medica ordinata dall’Antimafia, di nuovo in carcere. È la storia di Giuliano Amicone di 55 anni, considerato dalle autorità uno dei reggenti del clan di camorra dei Mallardo. I carabinieri hanno fatto scattare le manette poche ore fa: il boss, insomma, può scontare la pena in cella.
Amicone è stato condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’uomo, insieme ad altre 17 persone, fu coinvolto nel 2012 nell’operazione “Lilium”. Tutti furono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata e detenzione di armi da guerra. Ciò che emerse dall’inchiesta fu che i Mallardo, originari di Giugliano in Campania e dediti soprattutto ai traffici di droga ed alle estorsioni, mantenevano rapporti con alcuni clan di Secondigliano per la vendita di stupefacenti su un’ampia area della provincia partenopea.
Amicone fu arrestato, dopo essere stato ricercato per oltre 7 mesi, a febbraio 2013 e fu mandato al carcere di Opera a Milano. Nel 2016 i suoi legali chiesero l’attenuazione della misura cautelare dalla cella ai domiciliari a causa delle condizioni precarie di salute del boss, che aveva bisogno di una corretta alimentazione. Dopo diversi passaggi burocratici tra periti, Riesame e ricorso in Cassazione, Amicone si era comunque ritrovato a casa.
La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli ha comunque voluto vederci chiaro, inviando a casa del boss un medico incaricato per una visita di controllo. La novità che è scaturita dalla visita è che le condizioni di salute del reggente dei Mallardo sono compatibili con la carcerazione in istituto di pena. Nei confronti di Amicone è stata eseguita una nuova ordinanza di custodia cautelare: il boss si trova ora nel carcere di Secondigliano.
L'Antimafia, il boss e la visita medica: capoclan Mallardo può scontare pena in carcere
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