di Francesco Ferrigno
Attirarono un presunto pedofilo in un appartamento, lo uccisero, bruciarono il cadavere e lo lasciarono in una discarica della periferia di Napoli. Per questi fatti, riconducibili ad una sorta di giustizia sommaria della camorra, poche ore fa la squadra mobile di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) partenopea nei confronti di Salvatore Sembianza di 37 anni. L’altro responsabile è un ex affiliato al clan Mazzarella, oggi collaboratore di giustizia, che con le sue dichiarazione ha aiutato gli inquirenti a far luce sull’omicidio.
Sembianza, già noto alle forze dell’ordine, è accusato di omicidio, porto e detenzione di arma da fuoco, distruzione e soppressione di cadavere. Il 37enne è in carcere dal settembre scorso per il suo ruolo in altri omicidi e tentati omicidi insieme ad esponenti del clan Mazzarella, impegnati in una lotta interna alla cosca per il controllo delle attività illecite nelle zone di Napoli di Piazza Mercato, Porta Nolana, Soprammuro e Case Nuove.
Stando alle indagini sull’agguato al presunto pedofilo, invece, Sembianza nel giugno del 2015 attirò il tunisino Chafai Abdelmadij, ritenuto autore di una violenza sessuale ai danni di un bambino, in un’abitazione del quartiere Poggioreale. Lì ad attendere i due c’era l’affiliato al clan Mazzarella che sparò due volte alla tempia il tunisino. I due poi occultarono il cadavere in una busta, lo bruciarono e lo abbandonarono in una discarica di San Pietro a Patierno. Il corpo del tunisino fu rinvenuto la mattina dell’8 giugno 2015 dai carabinieri.
“Le indagini, coordinate dalla locale Direzione Investigativa Antimafia, corroborate dalle dichiarazioni del citato collaboratore, hanno consentito di ricostruire la dinamica, il movente e le modalità esecutive del fatto di sangue. L’omicidio del cittadino tunisino si inquadra nelle dinamiche criminali, in continua evoluzione, della zona di Piazza Mercato e delle Case Nuove”.