terracciano valentina c patrick sebaertdi Davide de Bari
Il 12 novembre del 2000 era una domenica d’autunno come tante altre a Pollena Trocchia, in provincia di Napoli. Poi si udirono degli spari in direzione di un negozio di fiori. Un agguato di Camorra che costò la vita ad un volto innocente di appena due anni, Valentina Terracciano. Assieme ai propri genitori era appena entrata in quel locale quando quattro uomini iniziarono a sparare all’impazzata con l’intento di colpire Domenico Arlistico, boss emergente e fratellastro del padre di Valentina, Raffaele Terraciano. Un proiettile vagante raggiunse la nuca della bambina che venne portata d’urgenza all’ospedale “Santobono” di Napoli dove, purtroppo, perse la vita qualche ora più tardi dopo quel terribile assalto ordinato dal clan Veneruso e Castaldo.
Il delitto provocò notevole sgomento in tutta la comunità. Valentina non aveva colpe né responsabilità. Era semplicemente nata in una famiglia vicina ad un gruppo criminale.
Il gruppo di fuoco composto da Carmine De Simone, Ciro Impronta, Ciro Molaro e Pasquale Fiorillo, fu costretto a nascondersi nelle campagne di Cerveteri, un piccolo paese del terracciano valentina webLazio. Ciò non impedì agli stessi mandanti del delitto di organizzare una spedizione punitiva contro gli stessi killer che avevano sbagliato bersaglio ed appena tre giorni dopo la sparatoria furono eliminati Carmine De Simone e Ciro Improta.
Gli altri due, Ciro Molaro e Pasquale Fiorillo, scampati alla vendetta interna, riuscirono a scappare consegnandosi alla polizia. Il secondo, divenuto collaboratore di giustizia,
rivelò particolari sulla strage di Cerveteri sulla morte della piccola Valentina. Grazie alle sue dichiarazioni, nel 2004, la Corte d’Assise d’Appello di Napoli condannò all’ergastolo Gennaro Veneruso e Ciro Balzano (due dei killer che avevano ucciso i sicari di Valentina). Successivamente in Cassazione il processo venne annullato per incompetenza territoriale e gli atti furono inviati a Roma. Il 15 novembre 2007 la prima corte d’Assise di Roma condannò nuovamente luogo uccisione valentina terraccianoGennaro Veneruso e Ciro Balzano all’ergastolo, a cui si aggiunse la condanna a 12 anni di reclusione per tentato omicidio di Ciro Molaro e Pasquale Fioriello. A dodici anni di carcere venne poi condannato un terzo indagato per la strage di Cervetri, Enrico Fasano. Il suo compito era quello di controllare il commando, che si nascondeva in quei luoghi. Un quinto indagato, Francesco Ottaviano, venne ucciso pochi giorni dopo la sua scarcerazione, prima che gli venisse notificato un nuovo ordine di custodia. A tanti anni di distanza ricordare Valentina è un dovere, specie se si considera che la Camorra non ha smesso di uccidere innocenti. Basti pensare al caso di Genny Cesarano, 17enne ucciso in un raid di Camorra avvenuto il 6 settembre 2015 nel rione Sanità. Omicidi che dovrebbero far comprendere la gravità di un fenomeno criminale come la Camorra. Chi pensa di potersi voltare dall’altra parte, pensando che “fin quando si uccidono tra loro, non è un problema”, commette un grave errore di incoscienza. E a farne le spese sono quasi sempre gli innocenti, come i bambini.

Immagine di copertina © Patrick Ysebaert

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