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di lauro cosimo arrestodi Francesco Ferrigno
Cosimo Di Lauro voleva essere il solo a decidere della vita e della morte degli affiliati del cartello. Tanto da decretare, rimangiandosi la parola data a Francesco Abbinante, di uccidere Mariano Nocera. Nocera era colpevole, per Di Lauro, di aver ucciso un grosso acquirente di cocaina senza l’autorizzazione della cosca, e subito dopo l’agguato si rivolse all’amico Francesco Abbinante per chiedergli di mediare con il boss. Ma Cosimo non aveva fatto i conti con le conseguenze di quella promessa mancata: di lì a poco gli Abbinante si sarebbero scissi dai Di Lauro, dando luogo alla prima, sanguinosissima, faida di Scampia-Secondigliano.

I fatti risalgono al 2004 e sono stati ricostruiti dopo tredici anni da numerosi collaboratori di giustizia tra cui Giovanni Piana, ex affiliato degli Abbinante. Francesco Abbinante, dopo l’omicidio di Nocera, chiese spiegazioni proprio a Piana che, per ordine di Cosimo, riferì: “Nessuno può commettere omicidi senza essere autorizzato dal capo del clan Di Lauro”. Per quei fatti ieri mattina gli agenti della squadra mobile di Napoli, a seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) partenopea, hanno notificato nel carcere di Milano di Opera un’ordinanza di custodia cautelare a Cosimo Di Lauro. Il ras è ritenuto l’istigatore e il mandante dell’omicidio di Mariano Nocera.

“Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, - si legge in una nota della polizia di stato - fortemente impegnata a far luce su delitti che, seppur apparentemente datati, sono alla base di logiche criminali ancora attuali, e che ancor oggi incidono sugli equilibri ed i rapporti di forza tra clan. L’interesse prioritario della Dda di Napoli e della polizia di stato è quello di far chiarezza su tutti i fatti di sangue verificatisi nel corso delle tre faide di Scampia, evitando così che il trascorrere del tempo possa far cadere nel dimenticatoio crimini efferati che hanno macchiato la storia di questo capoluogo”.

Nello specifico, cosa accadde a quei tempi nelle aree di Scampia e di Secondigliano? Stando a quanto accertato dagli inquirenti, Mariano Nocera nel 2004 smerciava cocaina acquistata da esponenti del gruppo Abbinante, i cosiddetti “maranesi”, vendendola ad acquirenti e spacciatori che agivano tra Napoli e provincia. Tra gli acquirenti c’era Vincenzo Arciello che acquistata cocaina “a credito”, ovvero fornendo in garanzia assegni post-datati che Nocera a sua volta girava ai suoi fornitori. Ad un certo punto le trattative cominciarono ad andare male: alcune partite non furono pagate ed il versamento di assegni rubati o a vuoto complicarono le cose.

Uno sgarro per Nocera che decise di agire senza consultare i vertici dell’organizzazione criminale alleata degli Abbinante, i Di Lauro. Nocera convocò Arciello telefonicamente presso il Bar Zelinda e lo uccise a colpi d’arma da fuoco. Era il 6 agosto 2004. Subito dopo l’omicidio Nocera si preoccupò di possibili ritorsioni e si rivolse all’amico Francesco Abbinante. Gli chiese di intercedere con l’allora reggente del clan Di Lauro, Cosimo, figlio del capostipite della cosca Paolo alias Ciruzzo ‘o milionario. Abbinante nel 2004 era latitante, dunque si rivolse ad uno dei suoi fedelissimi, Giovanni Piana. Quest’ultimo si recò da Cosimo per chiarire la vicenda: l’incontro terminò con le garanzie di Di Lauro sull’incolumità di Nocera.

Pochi giorni dopo lo stesso Cosimo diede l’ordine di uccidere Nocera. L’agguato avvenne il 2 settembre 2004 nel rione Monterosa di Scampia: l’uomo fu colpito alla testa ed al torace da vari colpi calibro 38 da killer che agirono a volto scoperto. Tramite quell’omicidio, compiuto da uomini fidatissimi come Claudio Salierno, Cosimo volle lanciare un messaggio a tutti: “Nessuno può commettere omicidi senza l’autorizzazione del capo”. Messaggio che poi ripeté a Piana quando Abbinante lo inviò nuovamente da Di Lauro a chiedere spiegazioni circa la promessa non mantenuta.

Si racconta che Abbinante fu profondamente turbato dall’episodio, tanto che di lì a poco il gruppo si allontanò dai Di Lauro per confluire nel clan degli Scissionisti capeggiato dal gruppo degli Amato-Pagano. Cominciò così, il 28 ottobre 2004, la prima faida di Scampia: tra le vittime alcuni dei più stretti collaboratori di Cosimo Di Lauro: Cosimo Salierno e Fulvio Montanino. Cento morti in meno di un anno insanguinarono il capoluogo partenopeo mentre le due fazioni criminali si fronteggiavano per il predominio dei traffici illeciti.

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