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polizia scampia 500di Emiliano Federico Caruso
Nello scenario della terza faida di Scampia e le alleanze tra i clan Di Lauro e Vanella Grassi, tra gli arrestati anche due agenti della Guardia di finanza.
Nel corso della giornata di oggi il Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, insieme ai reparti del G.i.c.o. (Gruppo di investigazione della criminalità organizzata) della Guardia di finanza hanno eseguito a Napoli 27 arresti (23 di carcere e 4 di domiciliari), nei confronti di altrettante persone legate a vario titolo ai clan dei Di Lauro e Vanella Grassi, padroni del traffico di droga nei quartieri di Secondigliano e Scampia.
I reati contestati coprono tutto il curriculum del perfetto camorrista, dall'immancabile associazione a delinquere di stampo mafioso (il famoso 416 bis) alle estorsioni, fino al favoreggiamento nei confronti dei clan, detenzione e porto illegale di armi, traffico di stupefacenti e, già che c'erano, persino tentato omicidio. Tutto nello scenario della terza faida di Scampia, l'ultimo capitolo di una rappresaglia tra i clan camorristici che vede coinvolti soprattutto i Di Lauro da ormai 15 anni.
Nel 2002, infatti, c'è un boss camorrista, in verità già irreperibile dal 1997, che decide di diventare latitante, di sparire dalla circolazione. Si chiama Paolo Di Lauro (il figlio Salvatore “'o Terremoto” è tra i 27 arrestati di oggi) detto “Ciruzzo 'o milionario” per i suoi soldi, certo, ma anche per la sua spiccata abilità negli affari.
Ha iniziato da “magliaro”, come si dice a Napoli, occupandosi di commercio di abbigliamento contraffatto, ma è intelligente e sveglio, ben presto capisce che il traffico di droga potrebbe rendere molto più di qualsiasi altro commercio, e nei primi anni '90 approfitta del vuoto lasciato dall'arresto di Gennaro Licciardi, fino al 1992 capozona a Secondigliano per conto del clan dei Giuliano.
Capo indiscusso del clan che porta il suo cognome, attivo a Scampia, Secondigliano, Miano, Marianella, Piscinula e in vari altri comuni, con potenti agganci in Turchia e Sudamerica, Di Lauro trasforma “Le vele” nel più efficiente supermercato della droga che si sia mai visto, grazie anche alla sua capacità di tenere un profilo relativamente basso.
Ma la carriera di un boss della Camorra, organizzazione criminale da sempre divisa da faide e conflitti interni (a differenza della molto più unita 'ndrangheta) non dura mai molto. Nel 2002 tira infatti una brutta aria per Paolo Di Lauro: le indagini iniziano a stringersi intorno al suo traffico di droga, arrivano i primi pentiti e, come se non bastasse, l'ingente patrimonio illecito accumulato dal suo clan fa gola ai rivali.
'O milionario decide quindi di sparire, diventando uno dei 30 latitanti più pericolosi e ricercati d'Italia. Verrà arrestato tre anni dopo, ma intanto i suoi figli Cosimo, Vincenzo e Marco subentrano ai vertici del clan e, come prima cosa, decidono di dare una sfoltita, una rinnovata all'intera organizzazione criminale.
I tre rampolli della camorra tentano così di riempire il vuoto lasciato dall'uscita di scena del padre, ma è una situazione che non piace ai clan rivali, già attirati dalla possibilità di diventare a loro volta padroni del traffico di droga. C'è in particolare un uomo, Raffaele Amato, un tempo sodale e killer privato proprio per conto dei Di Lauro, che raduna intorno a sé un clan di scissionisti, iniziando in questo modo la prima faida di Scampia.
Gli scissionisti, che hanno come riferimento i soprattutto i clan Amato e Pagano, ma anche in misura minore i gruppi Abbinante, Notturno, Marino e Abete, sono i vincitori dalla questa prima faida, ma anche questa sorta di equilibrio dura poco. Nel 2012, infatti, c'è un'altra scissione in corso, che vede contrapposti da una parte gli Scissionisti veri e propri, e dall'altra i Vanella-Grassi (dal nome del loro quartiere) detti “I girati” (traditori), che si sono alleati nientemeno che con i Di Lauro, i quali con questa nuova divisione sperano di recuperare almeno parte del potere perso dopo la prima faida di Scampia.
Al centro della contesa, oltre allo strapotere degli Scissionisti a Secondigliano, Scampia e molti altri quartieri, c'è in particolare la gestione della zona delle Case celesti, piazza di spaccio molto redditizia. Inizia così la seconda faida di Scampia, con Guarino “Joe banana” Rosario a capo dei Vanella-Grassi per prendersi il controllo delle numerose piazze della droga a Napoli, contro gli Scissionisti storici del clan Amato-Pagano.
Poi la situazione degenera di nuovo. A dare inizio alla nuova scissione è un omicidio di quelli eccellenti, all'interno degli stessi clan di camorra. Il 9 gennaio del 2012, nel comune napoletano di Melito, viene ritrovata una Fiat Punto (che poi risulterà rubata) con all'interno i corpi carbonizzati di Luigi Montò e Raffaele Stanchi, affiliati al clan Abete-Abbinante. Raffaele in particolare, detto “Lello 'o bastone”, non è uno qualunque: uomo di fiducia del boss Arcangelo Abete, controlla la piazza di spaccio del Lotto P (le famose “Case dei Puffi”) e ne gestisce la contabilità. Ucciderlo, per gli avversari, è il modo più veloce per interrompere il flusso di denaro nelle casse del triumvirato Abete-Abbinante-Notturno.
L'omicidio provoca un'altra divisione all'interno degli scissionisti e inizia una terza faida di Scampia, con un nuovo sottogruppo dei “Girati” capeggiato da Antonio Mennetta, all'epoca considerato un “baby boss” a causa della giovane età, che verrà poi arrestato a gennaio dell'anno successivo.
All'inizio, tra i vari reati attibuiti ai 27 arrestati di oggi, parlavamo anche di tentato omicidio. Tra loro si trovano infatti anche due agenti già in servizio all'Unità speciale antiterrorismo della Guardia di finanza, i famosi baschi verdi, uno dei quali è ora accusato di aver fatto parte del commando che prese parte al tentato omicidio di Giovanni Esposito nell'estate del 2012, organizzato dal clan Vanella-Grassi. Secondo i risultati delle indagini, l'agente era affiliato al clan e si occupava anche del recupero di armi e del trasporto di droga sia per conto dei Vanella-Grassi, sia per i Di Lauro.

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