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dia17di Emiliano Federico Caruso
Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso nella mattinata di ieri tre provvedimenti di sequestro, due dei quali definitivi, eseguiti dal centro operativo della Dia di Napoli nei confronti di vari affiliati ai clan Casalesi.

Il primo è un sequestro definitivo di beni intestati a vari prestanome che facevano riferimento alla fazione di Francesco “cicciotto ‘e mezzanotte” Bidognetti, fondatore dell’omonima fazione del clan dei Casalesi e molto attivo nelle estorsioni, negli appalti, nell’edilizia e nel traffico illecito di armi e rifiuti. Alleato fedele di Francesco “Sandokan” Schiavone, abilissimo nell’influenzare a proprio favore le amministrazioni di vari comuni e nel reinvestire i proventi illeciti in appartamenti di pregio, terreni e masserie, “cicciotto ‘e mezzanotte” venne infine condannato al 41 bis nel corso del famoso processo Spartacus del 2008.

Ma già dal 2001 la reggenza del clan era passata a Luigi “‘o drink” Guida, boss indiscusso del litorale domitio, in grado di adattarsi a qualsiasi circostanza. Già uomo di fiducia di Antonio Bardellino, che affiancherà nel corso della guerra di mafia contro la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, fu tra i 50 ricercati più pericolosi d’Italia e venne infine arrestato nel 2005 dopo una latitanza durata sei anni. Rivelando i legami tra camorra, imprenditoria, politica e confessando vari omicidi, “‘o drink” fu uno di quei collaboratori di giustizia che minarono seriamente il potere dei clan casalesi.

Sottoposti a sequestro preventivo già da giugno del 2009, i beni intestati ai prestanome dei Bidognetti consistono in tre milioni di euro in immobili, terreni e nell’azienda bufalina di Cancello ed Arnone, proprio dove il 2 maggio del 2008 Umberto Bidognetti venne ucciso dal braccio armato di Giuseppe Setola, boss della camorra casertana. Un classico caso di vendetta trasversale: il figlio di Umberto, Domenico, fu un pentito di quelli eccellenti, famoso per essere stato tra i primi a rivelare i meccanismi della mafia casertana e i legami tra la camorra e i videopoker, oltre che per aver scritto una lettera in cui incoraggiava i giovani di Casal di Principe a tenersi lontani il crimine.

Il secondo sequestro, anche questo definitivo, ha colpito Rocco “Romolo” Veneziano, già condannato nel 2011 a due anni e otto mesi per associazione mafiosa (il 416 bis), imprenditore edile, geometra e nel tempo libero, secondo gli inquirenti, anche uomo di riferimento per gli interessi economici dei casalesi. Ruolo che Veneziano svolgeva con scioltezza anche grazie alla sua aria da insospettabile professionista. Parliamo di un sequestro di un milione di euro in terreni, beni immobili e nell’immobiliare “Colle Verte s.r.l.”, già raggiunti da un sequestro preventivo a giugno del 2010.

Il terzo consiste invece in una confisca di due milioni di euro in beni immobili nei confronti di Francesco Lampo, imprenditore del casertano secondo l’accusa abile nella riscossione di tangenti per conto dei clan casalesi, fazione Zagaria, almeno fino ai primi anni del 2000. Anche Lampo è un veterano dei sequestri: nel dicembre del 2013 venne raggiunto, insieme a Luigi Corvino, ex consigliere comunale di Casal Di Principe ed eletto in Forza Italia nel 2007, da un sequestro di quattro milioni di euro. Francesco Lampo, tra le altre cose, si occupava di nascondere le armi dei clan casalesi, di riscuotere le tangenti e di fornire appoggio logistico ai camorristi, ottenendo dal sodalizio mafioso anche quella forza intimidatrice che gli permise di ottenere vari appalti nel casertano.

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