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di AMDuemila - 28 luglio 2015
Sequestrati una serie di beni, per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro, da parte della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli nei confronti di Francesco Grassia, imprenditore edile 70enne di Aversa. I beni sottoposti a sequestro consistono in società e fabbricati principalmente della provincia di Caserta, oltre a diversi beni mobili e rapporti finanziari.
Grassia nel giugno del 2000 è stato arrestato con l'accusa di appartenere all’associazione a delinquere di tipo camorristico insieme a Vincenzo Zagaria, Francesco Biondino e Dario De Simone, operante nell’agro aversano. L'uomo, nell’ambito del sodalizio, aveva il compito di fornire un continuo appoggio logistico agli affiliati, di nascondere armi, riscuotere i proventi delle estorsioni, reinvestire il denaro guadagnato nelle varie attività criminali. Di lui hanno parlato anche alcuni collaboratori di giustizia che lo hanno descritto come imprenditore organico al clan dei casalesi, fazione Zagaria, particolarmente attivo nella riscossione di tangenti e nel reinvestimento di denaro.
A questo proposito, negli anni Novanta era stato comprato un complesso immobiliare ad Aversa, l’ex “fabbrica Della Volpe”, per il quale le indagini avevano accertato l’acquisto per un prezzo nettamente inferiore al valore di mercato, da una società facente capo proprio a Grassia e ad altri sodali, che si avvalevano della capacità intimidatoria dovuta alla loro appartenenza al clan dei casalesi.
Ma l'imprenditore non era attivo solo nel settore dell’edilizia: in quegli anni, infatti, insieme ad altri appartenenti all’organizzazione criminale, Grassia importava armi di vario tipo dall'ex Jugoslavia, corte, lunghe ed esplosivi tra cui fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati.