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iovine-antonio-5di AMDuemila - 21 novembre 2014
Nella Dda di Napoli c’è un’inchiesta scottante di cui si occupa il pm Cesare Sirignano. È quella su una nuova trattativa che ci sarebbe stata, nel 2008-2009, tra alcuni esponenti della Camorra e dei servizi segreti. La vicenda su cui si sta indagando sarebbe confermata dai verbali di due camorristi e di Antonio Iovine, ex boss del clan dei Casalesi e oggi collaboratore di giustizia.
Alla fine del 2008 ci sarebbe stato un incontro tra “‘O Ninno” Iovine (allora latitante) e alcuni rappresentanti dei servizi segreti. L’intento dell’intelligence sarebbe stato quello di proporre un accordo al fine di far cessare il sanguinario periodo della guerra dei Casalesi. L’altra richiesta sarebbe stata l’arresto di Giuseppe Setola, pericoloso killer del clan camorristico. Per questo, lo Stato sarebbe disposto a scendere a patti. Sempre secondo le indagini, Maurizio Di Puorto, fedelissimo di ‘O Ninno, viene inviato per fare la controproposta: la libertà per Enrichetta Avallone, moglie di Iovine detenuta per estorsione da alcuni mesi, e maggiore possibilità di movimento sul territorio. Ma la trattativa, infine, non portò a niente, tanto che Enrichetta venne scarcerata solo dopo tre anni. Anche se, all’inizio del 2009, Setola fu effettivamente arrestato in un piccolo comune del Casertano ai confini con il basso Lazio.

A far scattare l’allerta, precedentemente, un’intercettazione risalente al 2008 che secondo gli inquirenti avrebbe fatto prendere l’iniziativa, dall’interno dei servizi, per un incontro con i clan. Alla presenza del camorrista Paolo “Calimero” Gargiulo si parlava dell’arrivo di cinquanta chili di tritolo, facendo tornare vivissima l’emergenza attentati da parte dell’ala stragista dei Casalesi guidata da Setola, e innalzando i livelli di protezione per gli “obiettivi sensibili”, soprattutto Saviano e il magistrato Raffaele Cantone. Una minaccia allo Stato che ricorda la linea stragista adottata a suo tempo dai corleonesi, quando utilizzarono il tritolo in Sicilia e in continente per le stragi del ’92 e ’93.
Iovine avrebbe affermato, nel corso delle sue dichiarazioni, di non aver mai incontrato alcun rappresentante dei Servizi, mentre Di Puorto confermerebbe di aver avuto contatti con gli 007 per presentare le condizioni e venire così incontro allo Stato. Da mesi ormai si va avanti ad indagare sulla vicenda, sotto la direzione del procuratore capo Giovanni Colangelo e dell’aggiunto Giuseppe Borrelli. Si cerca una lettera, dettata nel 2009 da Iovine a Cirillo, suo uomo di fiducia, indirizzata all’intelligence italiana con il rinnovamento delle condizioni. E anche un computer, in cui ci potrebbe essere una prova della reale presentazione del patto.

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