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banconote-false-finanza-webIl blitz del Gico della Finanza ha portato a 10 arresti e al sequestro di beni per 1,5 milioni di euro
di Antonio Nicola Pezzuto - 22 marzo 2012

Il Gico della Guardia di Finanza e lo Scico di Roma, coordinati dalla Procura di Trani e dalla DDA di Bari, hanno arrestato 10 persone e sequestrato beni per un valore di 1,5 milioni di euro (tre case, tre locali commerciali e tre auto) tra i territori di Foggia e Caserta. Nel mirino degli investigatori i rapporti e gli affari tra mafia foggiana e Camorra campana.
«La Camorra è forse l’ unica mafia al mondo che stampa soldi falsi su filigrana originale», afferma Antonio Laudati, Procuratore Capo di Bari, commentando i risultati dell’operazione.

Tutto sembra avere inizio nel 2010, quando Angelo D’ Errico, parente del noto boss Luigi Venosa, esponente di primo piano del clan camorristico dei Casalesi, avrebbe preso contatti con alcune famiglie malavitose foggiane al fine di delocalizzare l’ attività di falsificazione di denaro che la Camorra di Casal di Principe era stata costretta a riprogrammare in seguito alle operazioni antimafia nel suo territorio che avevano portato allo smantellamento delle sue stamperie.
Per portare avanti l’ attività i Casalesi decisero di intraprendere rapporti con la mafia foggiana, guidata da Savino Ariostini e Massimiliano Cassitti, ritenuta dal clan camorristico una delle organizzazioni malavitose più affidabili, tanto da commissionarle la produzione di banconote false da 20 euro. «La forte sinergia tra le famiglie malavitose foggiane e il clan dei Casalesi - ha spiegato Laudati - nasce dalla necessità di delocalizzare i traffici illeciti. Quello della falsificazione delle banconote che è uno dei business principali dei Casalesi, è un allarme che non riguarda solo il Sud o l’ Italia ma tutta l’ Europa, soprattutto in un momento come questo di crisi economica».
L’ inchiesta nasce da un sequestro di carta filigranata eseguito dalla Gdf a Barletta il 3 novembre del 2010, circa 400 fogli rubati dalle Cartiere Fabriano, concessionaria in esclusiva della Banca d’ Italia. Considerato che da ogni foglio si riuscivano ad ottenere 54 banconote, la produzione di soldi falsi, su carta originale, avrebbe portato nelle casse del sodalizio circa un milione di euro.
Molti gli incontri tra il clan casertano e quello foggiano monitorati dagli inquirenti. «In sole 24 ore quella che fino a pochi anni fa era definita la mafia stracciona è stata capace di mettere insieme 100mila euro da offrire ai Casalesi per comprare direttamente i fogli di filigrana e poter gestire autonomamente gli affari», ha evidenziato il pm antimafia di Bari Giuseppe Gatti.
Nell’ organizzazione foggiana non mancano gli «insospettabili». Basta constatare che un odontotecnico di Foggia, Michele Cosimo Bandiera, incensurato, è stato incaricato insieme ad altre due persone (tutti in carcere), di reperire sul territorio una stamperia per la produzione del denaro falso. I fogli di filigrana venivano trasportati con un’ autoambulanza.

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