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setola-giuseppe-webdi AMduemila - 2 dicembre 2011
Parla il collaboratore di giustizia Nicola Cangiano
Napoli. C’erano quattro magistrati e un colonnello dei carabinieri nel mirino del sanguinario boss dei Casalesi Giuseppe Setola.



Lo racconta il collaboratore di giustizia Nicola Cangiano nei verbali agli atti dell'inchiesta che ieri è culminata con l’arresto di sette persone della fazione di Zagaria fra cui i fratelli Pasquale e Carmine Zagaria, e un cugino del superlatitante Michele Zagaria.
Gli attentati, poi non avvennero anche perché il boss Setola fu arrestato. Nicola Cangiano nel verbale del 18 novembre scorso parla di “propositi omicidiari” da parte di Setola “nei confronti del dott. Sirignano, del Dott. Maresca, del colonnello Fabio Cagnazzo, del dott. Roberti Franco ma anche genericamente nei confronti di qualunque pubblico ministero che in quel periodo lo colpiva come ad esempio il dott. Milita”.
Infatti, si legge nel verbale di Cangiano:“Viaggiavamo sempre armati, se avessimo incrociato uno dei soggetti che Setola aveva indicato come da eliminare, avremmo sicuramente sparato” perché secondo il pentito “le azioni omicidiarie venivano eseguite improvvisamente o comunque lui ordinava di partire per andare a compiere omicidi ed attentati anche all’improvviso”.
Ma l'attentato ai magistrati non era solo l’idea di un killer folle: il progetto era condiviso dall'intera Cupola dei Casalesi. Cangiano infatti racconta di una riunione cui presero parte Setola, Antonio Iovine (a sua volta arrestato di lì a poco) e Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco: “L'incontro di Setola con Iovine Antonio e Schiavone Nicola da cui era uscito anche riportando il loro appoggio, aveva reso, come già detto, Setola ancora più forte e deciso nell'attuare la sua strategia anche alzando il tiro nei confronti di rappresentanti delle istituzioni. Peraltro, quella stessa sera andai su suo incarico a San Cipriano d'Aversa a prendere un Kalashnikov”.
Un altro collaboratore di giustizia, Pasquale Di Fiore, ex mammasantissima di Acerra, ha svelato (prima di Cangiano ndr) un piano per ammazzare a colpi di bazooka un altro pm della Dda Vincenzo D'Onofrio.
Per uccidere il magistrato si era deciso di entrare in azione con un bazooka quando l’auto blindata avesse imboccato la rampa dell’autostrada. Ma anche in questo caso il progetto, afferma Di Fiore, non andò in porto perché prevalse la linea moderata di altri camorristi.

 

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