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donofrio-vincenzo-webE l'Anm lancia l'allarme su Gomorra: “Magistrati minacciati e poco protetti"
di Aaron Pettinari - 19 novembre 2011
Si respira aria pesante in terra campana. Il collaboratore di giustizia Paquale Di Fiore, ex esponente dell'omonima cosca, ha rivelato che i clan di Acerra progettavano un attentato contro il pm della Dda Vincenzo D'Onofrio, ritenuto troppo duro nei loro confronti, e contro un maresciallo dei carabinieri. Per uccidere il magistrato si pensava addirittura di usare un bazooka contro la sua auto blindata; per eliminare il maresciallo, invece, si era pensato a un falso incidente stradale con un'auto pirata.
Dei due attentati, ha rivelato Di Fiore, si discusse tra la fine del 2009 e gli inizi del 2010 nel carcere di Secondigliano, dove in quel periodo erano detenuti gli affiliati a diversi clan acerrani. Fu il boss Giuseppe Di Iorio, racconta il pentito in un verbale del 26 ottobre scorso, a proporre “un'offensiva” contro i carabinieri di Castello di Cisterna, che riteneva ce l'avessero con lui; obiettivo era in particolare un maresciallo che aveva partecipato al suo arresto. Il boss, racconta il collaboratore di giustizia, intendeva dare in questo modo una lezione ai marescialli “esaltati di testa” affinchè‚ “si calmassero”. Il boss camorrista però detestava in modo particolare il pm Vincenzo D'Onofrio, che all'interno della Dda indaga sulle attività dei clan di Acerra e di altri Comuni del Vesuviano. Al magistrato, il boss contestava “un particolare accanimento, da distruzione di massa” nei confronti dei clan, sia durante le indagini sia nei processi. “Ognuno di noi - afferma Pasquale Di Fiore - aveva episodi avvenuti in udienza nei quali D'Onofrio aveva dimostrato durezza”.
Il commando si sarebbe appostato nei pressi di una delle siepi che costeggiano la rampa della strada che, dal Centro direzionale, porta verso i paesi vesuviani. Lì i killer sarebbero entrati in azione approfittando del rallentamento dell'auto per imboccare lo svincolo di uscita. “Di Iorio voleva essere lui a sparare”, ha detto durante l'interrogatorio reso il 26 ottobre scorso. Il bazooka, evidenzia il pentito, “è semplice da usare, si tratta di armi usa e getta”, ed è in grado di distruggere anche una vettura blindata.
Il progetto sarebbe poi saltato anche perchè Di Iorio, che confidava in una imminente scarcerazione, fu raggiunto da un altro provvedimento restrittivo e rimase in cella.
Le parole del pentito spiegherebbero quanto accaduto nel marzo scorso quando ci fu un guasto alla rete elettrica proprio lungo la strada che porta ai comuni dell'area vesuviana, ovvero quella percorsa abitualmente dal magistrato. E in precedenza il nome di D'Onosfrio era stato fatto da due personaggi intercettati mentre parlavano al telefono, segno che si stava preparando qualcosa contro lo stesso. Nei giorni scorsi è arrivata la conferma.
Un altro allarme è quello lanciato dall'Anm Campana. Cinque giudici e due pm lasciano infattil Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), mentre nessun magistrato chiede il trasferimento nella terra di Gomorra. Così la locale sottosezione dell’Associazione magistrati ha inviato al Csm, al ministro della Giustizia e alle Giunte centrale e distrettuale un lungo e articolato documento, denunciando una situazione 'sempre piu’ insostenibile'. Il rischio è che si arrestino importanti processi contro la criminalità organizzata. “L'ultimo bollettino per i tramutamenti - scrivono Motti e Sasso del Verme - è andato del tutto deserto. E, davvero, occorre che su questo dato ci si ponga delle serie domande nel tentativo di fornire altrettanto serie risposte. Il Tribunale perderà ulteriori cinque unità, e la Procura due: senza che alcuno venga a colmare i vuoti. D'altro canto, dalla lettura dei flussi degli uffici sammaritani emerge con evidenza come nel corso degli ultimi anni il numero degli affari, civili e penali, sia esponenzialmente cresciuto, anche sotto il profilo qualitativo, in maniera inversamente proporzionale allo stanziamento di risorse per la giustizia”. “Sotto il profilo della sicurezza dei magistrati - prosegue il dossier - appare assolutamente insufficiente, sia nelle sedi centrali sia in quelle distaccate, il personale delle forze dell´ordine impegnato nella sorveglianza delle udienze, che spesso si prolungano fino ad ora tarda per la celebrazione di processi anche di camorra, che espongono magistrati e testimoni ad atti intimidatori. Negli scorsi anni un magistrato addetto al settore dell´esecuzione civile ha subito gravi e odiose minacce. Analogo episodio nei confronti del giudice dell´esecuzione: la collega ha ricevuto una lettera di minacce direttamente sulla sua scrivania. La situazione allarmante che si è cercato di descrivere richiede interventi urgenti per assicurare una risposta adeguata alla crescente domanda di giustizia nel territorio sammaritano”.

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