Il sindaco di Pollica ucciso nel 2010 confessò a una vigilessa di non fidarsi del colonnello Cagnazzo (tra gli arrestati per il delitto)
Emergono nuovi colpi di scena sulla figura del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, uno degli arrestati per l’omicidio del “sindaco pescatore” di Pollica Angelo Vassallo. Il Fatto Quotidiano riporta un verbale di un camorrista, Francesco Casillo, reso l’11 ottobre 2018 alla pm della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli Mariella Di Mauro, che offre uno spaccato inedito della figura del carabiniere. Il verbale di Casillo è agli atti delle 1.034 pagine dell’informativa dei carabinieri dei Ros di Roma sull’omicidio di Vassallo. “Nel giugno 2008 il brigadiere di Castello di Cisterna Lazzaro Cioffi venne a casa mia, insieme ad altri due carabinieri, per farmi una proposta. ‘Aiutaci a trovare latitanti, droga e armi, ed avrai un nulla osta alle tue attività di narcotrafficante. Noi possiamo sparare in testa ai tuoi nemici’, mi dissero. Gli risposi no. Poi qualche mese dopo Cioffi mi portò da Fabio Cagnazzo al comando di Castello di Cisterna. Cagnazzo mi offrì il caffè e mi chiese di collaborare con loro per arrestare qualche latitante a Torre Annunziata. Al mio rifiuto il colonnello mi diede uno schiaffo”. Casillo - la cui attendibilità delle testimonianze (ad onor di cronaca) erano state più di una volta contestate dai pm tanto da vedersi revocare in un certo momento lo status di collaboratore di giustizia - raccontava poi che nell’estate del 2009 (un anno prima dell’omicidio Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010) arrivò la ritorsione. Cagnazzo, ricostruisce Il Fatto, mandò i suoi carabinieri ad Acciaroli, in provincia di Salerno e quindi fuori dalla competenza di Castello di Cisterna (che è in provincia di Napoli) per sequestrare lo yacht e la Lamborghini di Casillo, in quel momento in vacanza nel resort dei fratelli Palladino, amici del colonnello. Quei sequestri non furono convalidati dal giudice. Trasmessa alla Dda di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli il 29 luglio 2023, la relazione è il compendio dell’inchiesta culminata nelle ordinanze di custodia cautelare in carcere spiccate la settimana scorsa per Cagnazzo, Cioffi, il camorrista Romolo Ridosso e l’imprenditore Giuseppe Cipriano. Tutti accusati di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa. Gli inquirenti sospettano che i quattro volevano mettere a tacere Vassallo, che aveva scoperto un traffico di droga da loro organizzato, gestito e protetto - tramite un gommone che approdava al moletto di Acciaroli - e si accingeva a denunciarlo al pm di Vallo della Lucania. Casillo verrà risentito il 7 aprile 2022, questa volta davanti ai magistrati di Salerno, in merito a Ridosso: entrambi erano detenuti nel carcere di Sollicciano e ne aveva ricevuto qualche confidenza. Le sue accuse circostanziate ai due carabinieri sono un “precedente” importante per la tenuta della ricostruzione. Nei suoi verbali Casillo riferiva anche che “nell’ambiente malavitoso”, “si sapeva bene che il gruppo di Castello di Cisterna e gli uomini di Cagnazzo erano dei veri delinquenti, era un clan all’interno della caserma”. Parole pesanti che ovviamente gli inquirenti al lavoro sul caso Vassallo dovranno accertare.
“Di Cagnazzo non mi fido”, la confidenza di Vassallo alla vigilessa
Nell’informativa di 1036 pagine dei carabinieri del Ros di Roma, depositata agli atti dei quattro arresti in carcere per concorso in omicidio con l’aggravante camorristica, è contenuto anche il verbale della vigilessa stagionale Annalisa Radano risalente all’8 luglio 2021. Nel verbale emerge come il sindaco di Pollica avesse dei sospetti e forse dei timori sul colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, agli arresti dal 7 novembre per il suo omicidio. “Non bisogna frequentarlo, non bisogna parlarci, non bisogna averci niente a che fare. È inaffidabile”. Parole sue, del sindaco pescatore. La signora Radano era una delle divise municipali con cui Vassallo organizzava le ronde antidroga nei locali notturni e sul porto di Acciaroli, alla ricerca della barca usata dai criminali, pochi giorni prima di essere ammazzato. Vassallo di lei si fidava: “Vi era un rapporto di particolare stima e considerazione nei miei confronti”, spiega Radano agli inquirenti di Salerno. Dopo averla vista parlare con Cagnazzo, Vassallo suggerì alla poliziotta municipale di tenersi alla larga da lui. “Mi aveva espressamente riferito tutte le sue perplessità sul maggiore Cagnazzo, amico del carabiniere Luigi Molaro (che era una sorta di suo factotum, ndr), che io in quel periodo frequentavo… Anche per questo escludo di avere mai riferito a Molaro le preoccupazioni di Vassallo riguardo al traffico di stupefacenti”. Cagnazzo, assistito dall’avvocato Ilaria Criscuolo, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di garanzia del Gip Annamaria Ferraiolo. Il colonnello sta preparando la sua difesa in vista del Riesame non ancora fissato.
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