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In Calabria, al termine dell’inchiesta “Glicine Acheronte”, si scoprì che gli ’ndranghetisti erano in grado di assumere hacker e di farli lavorare nel Crotonese a stretto contatto con i boss; che in Calabria si riuscivano a 'fabbricare' criptovalute, a investire milioni di euro su piattaforme clandestine di trading, condizionare le amministrazioni pubbliche locali e regionali, orientare il voto, decidere nomine e appalti. L'inchiesta portò a decine di arresti e l'Agi ha riportato che il gup distrettuale Sara Merlini ha fissato per il prossimo 6 maggio, nell'aula bunker di Lamezia Terme, l'udienza preliminare che vede tra gli imputati, tra gli altri, l'ex presidente della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio, l'esponente dem e già vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo, il leader della formazione politica crotonese "i DemoKratici" Vincenzo Sculco, l'ex consigliere regionale del Pd Sebastiano Romeo, l'ex consigliere regionale Flora Sculco, figlia di Vincenzo, l'ex direttore generale del dipartimento presidenza della Regione Domenico Pallaria, gli imprenditori crotonesi Raffaele e Gianni Vrenna, questi ultimi rispettivamente ex e attuale presidente del Crotone calcio, l'ex vicepresidente della Regione Antonella Stasi, Orsola Reillo, all'epoca dei fatti direttore generale del dipartimento Ambiente e territorio della Regione Calabria, l'ex presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, l'esponente del Pd crotonese Giancarlo Devona. In tutto le richieste di rinvio a giudizio sono 126 e sono state avanzate dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Secondo l'accusa gli indagati si sarebbero associati "al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l'altro delitti di turbata libertà d'incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché reati elettorali". In realtà, quanto all'accusa di associazione mafiosa, come rilevava il gip Battaglia, "il solo specifico episodio è quello relativo all'aggiudicazione della fiera mariana ma si tratta dell'unica situazione che si ricollega ad ambiti di criminalità organizzata e coinvolge la sola persona dello Sculco". Secondo le accuse, Vincenzo Sculco avrebbe appoggiato la formazione politica di Mario Oliverio, nel corso delle elezioni regionali del 2020, in cambio dell'appoggio della candidatura di sua figlia Flora. Anche Romeo avrebbe sostenuto Oliverio. Al di là dell'apparentamento politico, questo accordo, secondo la Dda, avrebbe comportato la commissione di una sequela indeterminata di reati "funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l'appoggio elettorale".

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