Presi presunti autori del delitto Catalano
Associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni. Sono i reati contestati a vario titolo nell'ambito dell'operazione "Gallicò" di Polizia di Stato e Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, che ha portato all'arresto di 17 persone, di cui 16 in carcere e una ai domiciliari, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Due le ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 18 persone (ai 17 arresti si aggiunge un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Oltre ai destinatari dei provvedimenti cautelari, nei due procedimenti penali risultano indagate complessivamente 40 persone.
Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 4 società, tutte con sede a Reggio Calabria, fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto, secondo l'accusa, nella piena disponibilità degli indagati.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile e dalla Sisco della Polizia di Stato e dal Nucleo Investigativo dell'Arma dei Carabinieri sotto le direttive della Procura della Repubblica, nelle persone del Procuratore capo Giovanni Bombardieri, e del Procuratore Aggiunto Walter Ignazitto, avrebbero permesso di ricostruire dinamiche e assetti della cosca di 'Ndrangheta operante nel territorio della frazione Gallico di Reggio.
Ugualmente, sarebbero state ricostruite le dinamiche interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall'arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell'attività, nonché le modalità di sostentamento ai detenuti, argomento, questo, ritenuto così rilevante da essere oggetto di corrispondenza tra questi ultimi e gli indagati in libertà.
"Una delle principali attività della consorteria criminale che egemonizzava il quartiere di Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria, era quella del mutuo soccorso dei detenuti" ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri incontrando i giornalisti. "Attraverso la raccolta di fondi - ha aggiunto - si assicurava il necessario per le famiglie del detenuto, per la sua detenzione e per le spese legali per la sua difesa. Bisognava assicurare uno 'stipendio' ai componenti del clan che erano incappati in indagini giudiziarie ed erano stati condannati".
L'omicidio Catalano
Proprio in relazione al controllo criminale dell'area, elementi significativi sarebbero emersi dalle indagini condotte dalla sezione omicidi della squadra mobile in ordine all'omicidio di Francesco Catalano, avvenuto il 14 febbraio 2019, in relazione al quale sono state arrestate due persone, Domenico Corso Mariano e Costel Zlatan.
Il delitto, secondo quanto ricostruito dalle indagini, si inserirebbe nelle dinamiche che hanno caratterizzato, tra il 2017 ed il 2020, il conflitto per il controllo criminale del quartiere Gallico di Reggio Calabria, a seguito dell'arresto, nel luglio 2018, di Antonino Crupi. In particolare, dalle indagini condotte sull'omicidio di Catalano e' emerso che l'uomo, già condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso nell'ambito dell'operazione "Olimpia", tento' di assumere il comando del territorio, è entrato in contrasto con Domenico Mariano Corso che, già nel 2018, era assurto a principale referente mafioso nella zona. Zlatan, poco dopo l'omicidio, fece perdere le sue tracce in Italia, trasferendosi nel Regno Unito, dove, stamane, è stato rintracciato e tratto in arresto dalle autorità britanniche appositamente attivate tramite il canale I-CAN del Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia.
Sempre le indagini connesse all'omicidio Catalano avrebbero fatto emergere un giro di prestito di denaro a tassi usurari, per il quale risultano raggiunte da misura cautelare 5 persone. Alcune delle vittime, titolari di esercizi commerciali, avevano fatto ricorso agli indagati per far fronte alle difficoltà finanziarie connesse alla pandemia da Covid-19 e relativo lockdown.
Tra le estorsioni contestate agli indagati figurano quelle ai danni dei responsabili di un supermercato del quartiere Gallico, affiliato a un noto marchio, con l'imposizione di assunzioni prima e, successivamente, della promozione della moglie di uno degli indagati.
Ancora sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche attraverso condotte estorsive sarebbero emerse infiltrazioni nel settore della panificazione attraverso l'imposizione a rifornirsi di farina da un determinato rivenditore ovvero l'impedimento a un negozio di frutta di commercializzare il pane per evitare di fare concorrenza al panificio di un indagato.
Ancora è emersa l'imposizione a una impresa edile di affidare la posa del ferro a una impresa segnalata da un indagato.
"Questa operazione - ha detto sempre Bombardieri - focalizza un'attività criminale in un quartiere importante di Reggio Calabria, quello di Gallico, già oggetto di attenzione investigativa. Intercettazioni di conversazioni hanno consentito il rinvenimento di numerose armi e di conoscere le strategie di controllo del territorio. Ci si rivolgeva agli uomini dei clan per il permesso di costruire in una determinata area, all'imposizione da parte della cosca di chi poteva vendere il pane in una determinata zona, fino al rimprovero fatto ad un imprenditore, non solo per non aver pagato il pizzo, ma di non aver chiesto l'autorizzazione preventiva per aprire l'attività". "Sullo sfondo - ha aggiunto il magistrato - c'è da registrare l'omicidio di Francesco Catalano, detto 'Cicciu u' bumbularu' cui si imputava la pretesa di assurgere al controllo della cosca. La figura di riferimento per tutte le attività estorsive compiute dalla cosca è Gino Molinetti, che viene evocata spesso, fin quando era in libertà. Indagini sulle quali convergono anche una serie di dichiarazioni di numerosi collaboratori". Per il procuratore aggiunto Walter Ignazitto l'operazione "ha consegnato una 'Ndrangheta più fluida, nel senso che gli esponenti di alcune famiglie dialogano ormai sinergicamente in un patto federativo che emerge prepotentemente dalle indagini. Abbiamo sempre detto che la 'Ndrangheta a Reggio è 'arcocentrica', cioè tutto parte e si dipana dal quartiere di Archi e ciò spiega perché negli ultimi anni tutte le maggiori fibrillazioni, tutte le maggiori problematiche, hanno trovato il loro fulcro in Gallico, quartiere che mantiene una sua vitalità economica, ma soprattutto un quartiere dove per anni non si è avuta una leadership certa". Alla conferenza stampa hanno partecipato il capo della Squadra mobile Alfonso Iadevaia, il direttore del Sisco Giuseppe Izzo, il comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria Vincenzo Palmieri e il comandante del Reparto operativo Antonio Merola.