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Era il 31 gennaio del 2024.
Il treno su cui viaggiavo si era fermato alla stazione di Trento dopo molte ore. Nel mentre avevo spulciato una quantità consistente di carte, relazioni della Dia, sentenze e articoli di giornale.
Una volta fuori mi ero diretto verso Lona Lases: un piccolo paese in val di Cembra, divenuto celebre per l'inchiesta 'Perfido' sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta in quel territorio.
Grattando la superficie, tuttavia, è emerso anche altro, com'era prevedibile. La 'Ndrangheta è una holding criminale di altissimo livello e sarebbe stato un errore madornale, come più volte ripetuto dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, considerarla alla stregua di una mera organizzazione criminale.
Dove c'è una 'locale', c'è tutto il sistema criminale, unito, compatto: Cosa nostra, camorra e altre mafie. Tutte unite per raggiungere l'obbiettivo finale: il controllo della cosa pubblica.
Per arrivare a compiere tale scopo fanno ricorso a omicidi, intimidazioni, corruzione, pestaggi, infiltrazioni nelle attività economiche, evasione fiscale e, soprattutto, a coperture politiche e ad amministrazioni compiacenti.
L'infiltrazione, come riportato da una relazione datata 14 luglio 2016 - consegnata all'ANAC e poi acquisita dalla locale procura della Repubblica - è stata possibile grazie ad un assetto politico "strutturalmente permeabile a sollecitazioni illecite".
Ricostruire le strade tortuose dell'infiltrazione però non è semplice e la magistratura in questo caso non è stata di molto aiuto dal momento che "non risulta ad oggi un'inchiesta che abbia mai analizzato il fenomeno relativo alla presenza della criminalità organizzata in territorio trentino".
Certo, la Cassazione ha emesso delle condanne per determinati soggetti: basti pensare a Mario Giuseppe Nania (di Reggio Calabria) accusato di truffa nei confronti del comune e condannato con sentenza definitiva per estorsione nei confronti dei lavoratori perché “in qualità di legale rappresentante della società Anesi, S.r.l” aveva, sotto minaccia di licenziamento, costretto i lavoratori a “firmare una dichiarazione con la quale attestavano sotto la loro responsabilità di aver ricevuto tutti gli stipendi loro dovuti sino al mese di Giugno 2014”, così si legge nell’estratto della sentenza (N. 227/2023 SIEP). In questo modo “otteneva un ingiusto profitto e correlativo danno per i lavoratori, i quali rimanevano creditori di cospicue somme di denaro a titolo di stipendi esposti in busta paga ma non versati”. La condanna è stata confermata anche per un secondo capo d’imputazione relativo alle “false dichiarazioni” in merito alle rese con relativa truffa nei confronti del Comune, quindi “con l’aggravante che il danno è cagionato ad ente pubblico”, si legge sempre nell’estratto della sentenza. Nania, la cui attività e legata anche alla mancata unificazione dei comuni di Lona-Lases e Albiano e di Fornace e Civezzano, è stato anche condannato in primo grado per associazione mafiosa nell’ambito del processo perfido.
Altro soggetto è certamente Giuseppe Battaglia, già Consigliere di maggioranza ed ex assessore esterno alle cave del comune di Lona-Lases dal 2005 al 2010, condannato in primo grado a 12 anni di reclusione nel luglio del 2023. A Battaglia è stato derubricato il reato contestato da riduzione in schiavitù (art. 600 c.p) in “caporalato” (art 603), mentre è stato assolto dal reato di scambio elettorale politico-mafioso (416 ter c.p), ma era stato condannato per il reato associativo.
Per una decisione dei giudici tuttavia Giuseppe Battaglia è tornato a vivere nel Comune della Bassa Valsugana a pochi chilometri dal fratello Pietro Battaglia, che vive a Novaledo. Quello stesso Pietro che nell'udienza di fine luglio è stato condannato a 9 anni e 8 mesi.
Circostanza curiosa dal momento che, come riportato nella relazione inviata all'ANAC, i Battaglia fanno parte di quel gruppo di soggetti calabresi che "nel tempo si sono inseriti nell'ambito politico - amministrativo, stringendo legami con il tessuto imprenditoriale diventando a loro volta direttamente imprenditori e soci con i maggiori soggetti economici quali il noto imprenditore Odorizzi Tiziano che a sua volta risulta essere una delle figure politiche di interesse amministrativo locale e a livello provinciale".
Anzi, ancora di più, dalle carte emerge che gli stessi Battaglia sarebbero "l'anello di congiunzione tra la realtà calabrese in loco e Odorizzi Tiziano il quale, per il ruolo assunto nell'ambito societario può essere definito 'traghettatore' di quegli enormi interessi economici - politici di livello nazionale e internazionale".


Non solo al sud

Entrando a Lona Lases è difficile non notare le cave e le numerose ditte di lavorazione del Porfido, il cosiddetto 'Oro Rosso', fonte di reddito e principale colonna economica del territorio.
Proseguendo mi sono imbattuto in una cava dismessa, attorno gli onnipresenti gradoni segni dell'attività di 'coltivazione' delle zone estrattive.
Lì vicino, località Dossi-Grotta, c'è un luogo in cui è avvenuto il fatto che, per un certo verso, ha rivelato cosa c'era sotto la 'patina' di questa tranquilla provincia: la sera del 2 dicembre 2014 Hu Xupai, un operaio cinese, era rimasto in balia della furia cieca di tre artigiani macedoni, minacciato con una pistola a tamburo, legato e selvaggiamente picchiato.
Il tutto per aver solo preteso che gli pagassero una parte (ha appurato il tribunale) dei salari dovutigli e mai liquidati 12 mila euro di stipendi arretrati.
I picchiatori erano Mustafà Arafat, Durmishi Bardul (sulla carta datore di lavoro di Hu Xupai) e Hasani Selman (tutti condannati in via definitiva per quei fatti), il primo dei tre coinvolto anche nel processo “Perfido”.
Il 20 dicembre 2023 scorso sono state confermate, mediante patteggiamento, le condanne a 1 anno e 6 mesi a Giuseppe Paviglianiti (presidente dell’associazione Magna Grecia) e 2 anni a Arafat, derubricando l’accusa da “associazione mafiosa” ad “assistenza agli associati”. Patteggiamento concesso nel febbraio 2021 e annullato dalla Cassazione su ricorso della Procura generale nel dicembre 2022, ravvisando un difetto nelle motivazioni che pare però non ostasse rispetto alla concessione del patteggiamento.


Asse Calabria - Trentino

La consapevolezza di ritrovarmi davanti gli stessi schemi associativi che mi ero trovato davanti in Sicilia (così come anche in altre regioni d'Italia) è stata la prova visibile e tangibile di come la mafia non sia mai stata un problema esclusivo del Mezzogiorno.
Stesse frasi, stessi modi operativi, come direbbe la mafia, 'la stessa cosa'.
Un Asse che, secondo la relazione, parte da Cardeto (Calabria) e arriva fino alle cave del porfido. La pietra che vedete nei binari dell'alta velocità è diventata così un dominio per dei nuovi padroni che hanno messo sotto torchio l'attività estrattiva, il trasporto e lo smaltimento.
"Secondo i magistrati che si sono occupati di 'Ndrangheta" si legge "è dato per scontato che questi personaggi trasferiti al nord mantengano e coltivino stretti rapporti con la terra d'origine come con altre 'ndrine che operano al nord ma legate a territori d'origine diversi".
Come già detto 'stessa cosa'. I personaggi sono riusciti a "entrare in società con i principali imprenditori locali che a loro volta governavano le amministrazioni locali ma, nel caso di Lases, hanno mantenuto una presenza pressoché costante come componenti delle Istituzioni comunali alle quali non hanno mai fatto mancare l'appoggio elettorale".
"Le mafie votano e fanno votare" ha ripetuto più volte il procuratore della repubblica di Napoli Nicola Gratteri, e qualcuno se ne accorto già da tempo: la presenza calabrese è stata "voluta e ricercata da ogni amministrazione succedutasi negli anni. Non solo. A loro volta gli imprenditori locali sono stati in grado di intervenire direttamente sulla formazione delle leggi d'interesse per l'attività estrattiva e per l'indotto, assumendo cariche politiche nelle amministrazioni provinciali".
Il tutto con risultati catastrofici, sia sotto il profilo politico che quello economico. Basti pensare al "caso della bancarotta della Marmirolo quando nessuno fece il nome di Battaglia Giuseppe come socio di Muto Antonio e nessuno fece l'ulteriore passaggio logico che lo collegava all'amministrazione comunale di Lona – Lases come consigliere prima e assessore poi", si legge sempre nella relazione.
Sotto il profilo del voto di scambio "sono illuminanti le vicende del 2005 con l'altalena delle candidature tra i due schieramenti da parte dei Battaglia che hanno consentito loro di entrare a pieno titolo nella amministrazione comunale". Ruolo determinante che mantengono ancora oggi, mentre a Lona Lases, per la terza volta di fila sono saltate le votazioni comunali, come a San Luca, cuore della ‘Ndrangheta in Aspromonte e il 25 febbraio andrà in scena il quarto tentativo.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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