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"Chiediamo al prefetto di istituire una Commissione di accesso che verifichi, alla luce della sentenza 'Perfido' che ha evidenziato la presenza della 'Nndrangheta nel territorio, l'eventuale inquinamento degli atti amministrativi". Lo aveva detto lo scorso 19 novembre Walter Ferrari, portavoce del Coordinamento lavoro porfido di Lona Lases, il paese nel Trentino al centro dell'inchiesta 'Perfido' sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel settore dell'estrazione del porfido e attualmente senza ancora un sindaco dopo 3 tentativi di elezioni amministrative andati a vuoto.
Tuttavia per i rappresentati delle istituzioni non vi sarebbero le condizioni per creare una commissione. Si parla del prefetto di Trento Filippo Santarelli, il commissario straordinario Alberto Francini e la dirigente provinciale dott.ssa Pedron in visita ieri a Lona Lases per parlare al convegno denominato 'Infiltrazioni mafiose. Analisi e difesa del territorio per un futuro libero e democratico'. Teatro pieno, ma solo 15 i residenti a Lona Lases (12 dei quali legati al passato amministrativo del comune).
Presenti anche il com. prov. CC col. Matteo Ederle, l'ex presidente del Cons. prov.le Walter Kaswalder, il vice questore, il vice prefetto e il dirigente Enti locali della PAT Gardelli.
La posizione dei relatori, a parte poche eccezioni, è stata pesantemente criticata: tra gli interventi più significativi quello dell'ex consigliere M5stelle Alex Marini e del consigliere prov.le di Onda civica Filippo Degasperi (sono intervenuti anche Ettore Paris direttore di QT e Vigilio Valentini del Clp).
Marini ha ricordato la chiusura del Consiglio provinciale e della maggioranza in particolare nei confronti della sua proposta di istituire un osservatorio per contrastare la criminalità organizzata, e il grave comportamento del presidente Fugatti che non ha consegnato la relazione del Gruppo di studio sulla criminalità (presieduto dall’ex procuratore Dragone) in occasione della sua audizione da parte della Commissione Parlamentare Antimafia, tenendolo nascosto anche ai consiglieri provinciali. Ha sottolineato inoltre le gravi decisioni assunte anche in anni lontani da chi amministrava (centro-sinistra) nei confronti di gruppi di lavoro interuniversitari che evidenziavano la vulnerabilità della nostra “Autonomia” (rapporto Metric redatto dall’Università di Trento in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano) e le secche smentite venute da più parti rispetto alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia (intervista rilasciata a QT dieci anni fa da Luigi Bonaventura) che parlavano di “colonizzazione mafiosa” del nostro territorio.
Degasperi nel suo intervento ha ricordato le ostilità incontrate quando nel 2016/17 aveva presentato, in collaborazione con il C.L.P un progetto di legge di revisione della legge sulle cave, al quale venne immediatamente contrapposto un progetto di legge a firma dell’allora assessore Alessandro Olivi (PD). Egli è stato durissimo nei confronti di chi ha governato fin qui la nostra “Autonomia”, affermando che costoro sono corresponsabili del disastro del settore porfido e di quanto avvenuto in questi anni in Valle. Inoltre ha giustamente ricordato i vergognosi emendamenti presentati nel 2017 dall’attuale presidente della Giunta provinciale, allora all’opposizione, in occasione della discussione sulla revisione della legge cave. Emendamenti tesi a regolarizzare ciò che le leggi nazionali sanzionano come irregolare (lavoro nero) ed inibire il controllo del settore alle Forze dell’Ordine.
Anche Walter Ferrari è stato presente. Servendosi di metafore e allegorie ha raccontato le vicende che hanno riguardato l'apertura delle inchieste sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel territorio. Tutto ebbe inizio con un operaio straniero che fu sequestrato e brutalmente picchiato dal datore di lavoro e altri complici. Inizialmente, la vicenda venne presentata come un caso di aggressione da parte di un presunto estorsore orientale nei confronti di onesti artigiani, con i Carabinieri che testimoniarono a favore degli artigiani.
Tuttavia, alcuni "rompiscatole" locali misero in discussione questa narrazione e riuscirono a ottenere un avvocato per l'operaio aggredito. L'avvocato presentò un esposto-denuncia nei confronti dei Carabinieri, sottolineando la condotta anomala da parte delle forze dell'ordine. Nonostante ciò, l'esposto-denuncia venne trascurato, e la storia apparentemente si concluse con il verdetto della giustizia nel novembre 2019.
Sei anni dopo, nel 2020, venne emessa un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di venti soggetti, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e riduzione in schiavitù. L'ordinanza evidenziò l'infiltrazione politico-criminale e la capacità di intimidazione nella zona, coinvolgendo anche la Stazione Carabinieri.
Il testo menzionò le elezioni amministrative del 2020, in cui una lista "farlocca" venne eletta nel comune, ma la situazione si svelò solo nel 2021, portando alle dimissioni del sindaco. Nonostante richieste di commissariamento, il governo nominò un normale commissario straordinario. Il processo legato agli eventi del 2014 venne descritto come problematico, con la richiesta del "rito abbreviato" che eliminò il dibattimento pubblico e i testimoni d'accusa. Nel luglio 2023, alcuni imputati furono condannati per associazione mafiosa e caporalato, ma le richieste di una "Commissione d'accesso" vennero nuovamente negate.
In seguito Ferrari ha fatto riferimento, sempre nel suo racconto, a connessioni tra imprenditori, politici, giudici e "servitori dello Stato", sottolineando l'influenza di una lobby locale, menzionando anche un "Cavaliere" organizzatore di banchetti, coinvolto in affari ma apparentemente immune dalle prime fasi del processo.

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