La mafia calabrese, che da anni collabora con il PCC, è sempre più infiltrata nel paese sudamericano, tappa chiave per il transito della droga in Europa
Due presunti boss italiani di ‘Ndrangheta sono stati arrestati ieri in un'operazione effettuata a San Pedro, in Paraguay. La procedura è stata eseguita nel comune di Itacurubí del Rosario, dipartimento di San Pedro.
I due italiani, erano in compagnia di un paraguaiano e di un cittadino brasiliano.
Secondo un rapporto della Polizia di Stato, entrambi sono segnalati in rosso dall'Interpol. A questo proposito, il commissario Carlos Duré ha detto a ABC TV che la relativa documentazione sarà vista per essere inviata in Italia. I due sarebbero cugini e avrebbero lo stesso nome, Giuseppe Giorgi, (il primo è di 22 anni, il secondo di 26). Gli altri sono Julio Das Chiagas e Osvaldo Javier Càceres Ayala. Sequestrato anche il mezzo con cui si muovevano i quattro.
I due italiani, secondo l'ampio fascicolo penale fornito dall'Italia, sarebbero emissari di ‘Ndrangheta in Paraguay. Dei broker, in pratica, incaricati di gestire lo smercio di sostanze nel continente europeo.
L’operazione degli inquirenti paraguaiani sono l’ennesima prova della presenza della ‘Ndrangheta nel Paese.
Da tempo ci occupiamo del PCC (Primo Comando Capitale), una banda di criminali brasiliani operanti in Paraguay, e dei rapporti che questa organizzazione ha saldato con la ‘Ndrangheta. Due anni fa il ministro della Giustizia Cecilia Pérez aveva riconosciuto la fondatezza della presenza della mafia italiana, specificamente della ‘Ndrangheta calabrese, nella “Triple Frontera”, un fazzoletto di confine tra Paraguay, Brasile e Argentina. Un'area perfetta per gli scambi di merci illecite come armi e droga. Lo stesso Marcelo Pecci, il procuratore antimafia paraguaiano di origine italiana freddato in luna di miele in Colombia l’anno scorso, si stava occupando di questo trait d’union tra cartelli paraguaiani e ‘Ndrangheta. “Abbiamo ratificato delle azioni congiunte con la Procura, come direttore esclusivo di indagini penali in Paraguay, di fronte all'eventuale presenza della mafia italiana in generale e della ‘Ndrangheta in particolare”, aveva detto di ritorno da Buenos Aires dove aveva incontrato un alto dirigente della polizia italiana.
In Paraguay la 'Ndrangheta controllerebbe la rotta della cocaina. Il Paraguay, infatti, è un paese di transito chiave per inviare la droga in Europa.
"I brokers della mafia sono così potenti che trattano direttamente con il PCC. Lavorano con Colombia, Bolivia, Perù e Paraguay come rotte di transito", aveva sottolineato il ministro Zully Rolón già due anni fa.
Inoltre, un fatto che conferma il potere crescente della 'Ndrangheta in America latina, le sue relazioni e la sua presenza in Paraguay è che, l’ex latitante calabrese Rocco Morabito, uno dei maggiori broker della ‘Ndrangheta, era stato trovato “in possesso di un documento paraguaiano”. A riprova che “in qualche momento era stato nel paese", aveva segnalato César Silguero, capo del Dipartimento contro il Crimine Organizzato della Polizia.
I media internazionali considerano il dominio della 'Ndrangheta nella regione, come la rotta Narco Meridionale.
Secondo gli investigatori, la droga parte da Bolivia, Colombia, Perù, paesi fornitori della coca, ed arriva fino in Paraguay per via aerea. Non c’è alcun controllo per mancanza di radar. Dal Paraguay parte dai porti in container fino ai moli di Brasile, Montevideo, Buenos Aires. Infine, i carichi di cocaina vengono trasportati in grandi barche fino al continente europeo.
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