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Sotto la lente della Dda di Reggio Calabria Francesco Adornato detto “Ciccio u biondu”

Il tenente colonnello Massimo Galasso, comandante provinciale del reparto operativo dei carabinieri è l'estensore dell'informativa alla base della recente operazione 'Hybris' (9 marzo scorso), coordinata dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, che si è conclusa all’arresto di 49 persone tra cui boss e luogotenenti della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Durante la sua testimonianza dinanzi alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, nell'ambito del processo 'Ndrangheta Stragista ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo sulle dinamiche criminali all'interno del clan Piromalli e tra le cosche di 'Ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, in particolare, analizzando una intercettazione ambientale tra Giuseppe Ferraro e Francesco Adornato detto “Ciccio u biondu”, definiti 'luogotenenti' del boss di ‘Ndrangheta Giuseppe Piromalli, classe'45, detto Facciazza.
Adornato, riporta 'Il Fatto Quotidiano' è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
È lui l'uomo che ha parlato di “stragi di Stato” nell’intercettazione finita agli atti del processo 'Ndrangheta stragista.
Ricordiamo che Adornato è indagato nell’ambito dell’inchiesta “Hybris” ma il suo nome non compare nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Rachele. “Ciccio u biondu” è stato citato solo per quell’intercettazione nonostante fosse definito dai magistrati “un navigato esponente della ‘Ndrangheta” che era “titolato” ad affrontare temi delicati come quello della partecipazione delle famiglie mafiose calabresi alla strategia stragista messa in atto da Cosa nostra.
L’uomo è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e insieme ad altre 101 persone è stato denunciato dai carabinieri nell’informativa finale. Secondo gli inquirenti, infatti, “nonostante abbia vissuto per molto tempo a Rizziconi”, all’interno della famiglia mafiosa di Gioia Tauro, Adornato aveva il “ruolo di partecipe, - si legge nel capo di imputazione - forniva il proprio contributo per l’attuazione del programma criminale della cosca Piromalli”.
Ed è in questo ambito che, secondo gli investigatori, "si prestava a veicolare le notizie all’interno della cosca e si poneva, unitamente a Messineo Aurelio, quale intermediario mafioso nelle questioni di carattere privato”.

L'intercettazione nell'oleificio
Durante l'udienza al Tribunale di Reggio Calabria si è analizzata l'intercettazione ambientale tra Giuseppe Ferraro e Francesco Adornato captata il 17 gennaio del 2021 nell'oleificio di proprietà del Ferraro, ubicato in contrada 'Tana' di Rizziconi, comune confinante con Gioia Tauro, in cui si fa riferimento ad una riunione svoltasi nel resort 'Sajonara' di Marina di Nicotera (Vibo Valentia) nel 1992 della 'commissione' di ‘Ndrangheta insediata da Giuseppe Piromalli per decidere sulla richiesta di Cosa nostra di partecipare o meno, alle stragi dei primissimi anni '90.
Secondo quanto affermato dall'ufficiale dell'Arma, l'oleificio del Ferraro - sottoposto dai carabinieri anche a videosorveglianza - era stato messo più volte a disposizione per incontri tra i membri di primo piano (Rocco Delfino, Antonio Zito, Elio Messineo, Giovanni Furfari, Giovanni Squillaci) del clan Piromalli. L'intercettazione "cade in un momento particolare, cioè, la imminente scarcerazione del boss Pino Piromalli (avvenuta il 22 maggio del 2021 dopo ventidue anni di reclusione al 41 bis, ndr), e la conversazione nasce dalla necessità di ripristinare le dinamiche che appartenevano alla cosca dagli inizi degli anni 80".
La perizia (20 pagine) sulla registrazione del 17 gennaio 2021 è stata depositata dal consulente Vincenzo Ventra non sposta il senso dato alle parole di Adornato dai carabinieri e spiegato in aula da Galasso: parlando di Pino Piromalli, infatti, Adornato aveva detto: “Pino e compagnia bella... li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di Stato”.

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