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La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla posizione di cinque imputati coinvolti nel procedimento nato dall'inchiesta "Crisalide" della Dda di Catanzaro incentrato sulla cosca lametina dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e che vede tra le imputazioni i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti, intimidazione. La Suprema Corte, in accoglimento del ricorso del procuratore generale di Catanzaro, ha annullato con rinvio la sentenza pronunciata il 16 dicembre 2021 dalla Corte d'Appello di Catanzaro che assolveva dall'accusa di concorso esterno l'ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme, Giuseppe Paladino, che a maggio 2020 era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Lamezia a 6 anni di reclusione. Paladino è accusato di avere fornito un "concreto, specifico consapevole e volontario contributo" di natura materiale e morale alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. L'accusa gli era contestata in concorso col padre Giovanni Paladino, medico e anche lui già consigliere comunale in anni precedenti a quelli del figlio. Per Giuseppe Paladino è ora previsto un nuovo processo d'appello con diversa composizione collegiale. Per il padre Giovanni Paladino, lo scorso 29 settembre, la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione. Con la pronuncia, la Corte di Cassazione ha inoltre dichiarato inammissibili i ricorsi di Danilo Fiumara, Piero De Sarro e Giuseppe Costanzo, le cui condanne diventano definitive: Danilo Fiumara 10 anni e 9 mesi; Piero De Sarro, 10 anni di reclusione; Giuseppe Costanzo, 11 anni di reclusione. Annullata con rinvio la posizione di Francesca Antonia De Biase (condannata in appello a un anno, 10 mesi) in accoglimento del ricorso del legale Aldo Ferraro. 

Foto © Imagoeconomica

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