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Le due star di internet ospitano il procuratore capo di Catanzaro su “Muschio Selvaggio”

Bisogna cercare di parlare a tutti. Parlare ai ragazzi non è mai tempo perso. Vado sempre nelle scuole quando posso a spiegare ai giovani la non convenienza a delinquere. Lo faccio in qualsiasi contesto. Anche nel mondo dello spettacolo va bene, anche ad una festa o una fiera di paese. L’importante è fare comunicazione e spiegare le cose. Va fatto in modo intelligente per raggiungere vari target d’età. Spesso noi giuristi parliamo tra di noi, invece a me interessa parlare alla gente e spiegare che può avere fiducia nelle istituzioni perché non c’è alternativa”. In queste semplici frasi, dette dal procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, è contenuto il “leit motiv” per cui ha partecipato al programma/podcast “Muschio Selvaggio”, condotto dal cantante Fedez assieme alla star di internet Luis Sol. Si tratta di un programma di intrattenimento fruibile su YouTube - ma anche Spotify, Apple Podcast e Amazon Music -, in cui in poco più di un’ora i conduttori dialogano con ospiti sempre diversi. Da Mentana a Chiellini, da Galimberti e Vittorio Feltri, da Alessandro Barbero a Chiara Ferragni. Insomma, un programma per giovani che da due anni ospita periodicamente personaggi di ogni tipo appartenenti ai più svariati ambienti lavorativi e sociali. L’ultimo episodio (Ep. 106), pubblicato lunedì scorso, ha ospitato il procuratore Gratteri con il quale Fedez e Luis hanno avuto modo di parlare di come si è evoluta la ‘Ndrangheta nel tempo e di come si possa e si debba lavorare per debellarla (a partire dalla Politica). Tutto è iniziato parlando di Roberto Pannunzi, il 'Pablo Escobar italiano', detto 'Bebé', considerato l'anello di congiunzione tra i cartelli della droga latinoamericani e le famiglie della 'Ndrangheta calabrese. Un soggetto arrestato tre volte da Gratteri perché evaso e che nel mese di giugno ha lasciato il 41 bis, il regime di carcere duro. Dal racconto della cattura di Pannunzi, Gratteri ha poi fatto luce sulla storia dell’organizzazione criminale calabrese, le sue origini e le sue peculiarità. Una in particolare: la vicinanza alla massoneria. “La componente massonica è fondamentale per la ‘Ndrangheta - ha detto il procuratore -. È quella che l’ha tenuta in vita e l’ha resa forte e impenetrabile. La ‘Ndrangheta da sempre ha cercato accordi con uomini delle istituzioni. E questo è stato possibile quando nel ’70 hanno avuto la grande intuizione di creare la Santa: la prima dote della Società Maggiore. Questa consente la doppia affiliazione nella ‘Ndrangheta e nella massoneria deviata, ovvero logge massoniche non riconosciute e coperte, non ufficiali”. “Attraverso la massoneria deviata si gestisce il potere deviato e quello clientelare - ha continuato Gratteri - ovvero le assunzioni, i concorsi, le promozioni e tanto altro. La Santa è il vero e grande cancro della società contemporanea. Ed oggi è molto più forte di quanto non fosse in passato”. Nel corso della trasmissione Fedez ha poi riportato esperienze personali della sua infanzia e adolescenza legate alla presenza della ‘Ndrangheta a Buccinasco, suo paese natale. “È stata una delle città preferite della ‘Ndrangheta - ha risposto Gratteri -. Intorno a Milano c’è un’altissima densità di ‘Ndrangheta e molte attività commerciali, soprattutto nel mondo della grande distribuzione, della ristorazione o dello svago sono gestite da prestanome della criminalità organizzata calabrese”. La ‘Ndrangheta di cui ha parlato Gratteri è una mafia molto potente e pronta ad intervenire anche sul piano militare. È di pochi mesi fa, infatti, la notizia del progetto di morte che si sarebbe dovuto consumare lungo il tragitto che collega l'abitazione del magistrato al suo ufficio. Un allarme lanciato direttamente dal Sudamerica dove i servizi segreti di un Paese straniero avevano intercettato una comunicazione sospetta in cui si parlava in maniera chiara dell'utilizzo di un ordigno collegato a un controllo remoto. Un allarme che ha innalzato la sua scorta al 1° livello. In conclusione, Gratteri ha anche parlato del ruolo della politica - e in particolare del Ministero della Giustizia - nel contrasto alla 'Ndrangheta. Per far funzionare il sistema Giustizia italiano, ha detto il procuratore, “bisogna fare tutto tranne ciò che ha fatto la ministra Cartabia”. “Le riforme dell’ultimo anno sono talmente dannose che questo governo ha dovuto rinviare l’entrata in vigore della riforma Cartabia al 1° gennaio 2023”, ha proseguito il magistrato ricordando come l’Europa, per poter stanziare i fondi del PNRR all’Italia, ha chiesto di “velocizzare i processi”. Ma le riforme fatte dalla Cartabia “non fanno altro che rallentare il processo. Sarà più difficile e lento il processo penale”.

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