"Sono senza scorta, che la mafia si prenda la mia vita". Parole pesanti quelle pronunciate da Pino Masciari, imprenditore edile calabrese e testimone di giustizia, che da tempo vive in Piemonte e a cui dal 15 ottobre scorso è stata revocata la scorta durante l'audizione nella commissione legalità del Consiglio regionale. Una seduta chiesta e ottenuta dai consiglieri Pd Diego Sarno e Domenico Rossi "con l'obiettivo - dicono - di dare il nostro contributo affinché la voce di Pino Masciari sia udita forte e chiara". "Quando decisi di denunciare e misi la mia vita in mano alle istituzioni - ha affermato Masciari durante l'audizione - non credevo che le cose sarebbero andate così. Avere la scorta non è bello, ho dovuto rinunciare anche alla socialità, ma ora, a seguito delle continue diffide che ho inviato, nell'impossibilità di avere un'interlocuzione con lo Stato, per cui ho persino depositato una denuncia alla Repubblica per omissioni d'atti di ufficio in agosto, sento che lo Stato sta facendo ritorsioni su di me. E allora, che la Mafia si prenda la mia vita: mi renderebbe dignità". "Pino Masciari - ha sottolineato il suo legale , avvocato Roberto Catani - è, come riportato dal procuratore Vigna, il più importante testimone di giustizia d'Italia, con innumerevoli contenziosi aperti con la Repubblica. Oggi in commissione ci è stato chiesto dai consiglieri cosa potessero fare per sostenere questa battaglia: il lavoro più importante che potete fare è quello di usare il vostro peso politico per permetterci di interloquire con l'UCIS, l'Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale, di modo da sbloccare questa situazione e riattivare un dialogo che restituisca dignità a Pino Masciari e alla storia che rappresenta." "Gli elementi - hanno commentato Sarno e Rossi - emersi nuovamente nell'odierna audizione sono sconcertanti: da un lato si ribalta l'onere della prova su Pino Masciari, chiedendogli di dimostrare la necessità di continuare ad usufruire della scorta; dall'altro si nega l'accesso agli atti necessari per poter fornire tali dimostrazioni, sulla base del fatto che si tratta di documenti riguardanti persone ancora esposte a pericoli. Tutto questo sarebbe ridicolo se non fosse tragico. Pino Masciari ha anteposto la legalità al quieto vivere decidendo di denunciare la 'Ndrangheta ben prima che lo Stato mettesse a disposizione strumenti concreti di protezione per i testimoni di giustizia, da non confondere con i collaboratori. E oggi, a quasi 5 anni dall'approvazione della legge 6/2018 sulle disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia, siamo ancora in attesa dei decreti attuativi affinché la legge produca effetti concreti".
Fonte: Agi
Foto © Paolo Bassani
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