Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

L’imprenditore edile calabrese e testimone di giustizia, Giuseppe "Pino" Masciari, che da tempo vive in Piemonte non avrà più la scorta. Analogo trattamento anche per i suoi familiari, la moglie e i due figli. È stato lo stesso Masciari a farlo sapere. A comunicargli la decisione è stata una lettera della Prefettura di Torino, datata 13 ottobre, che lo informa che l'Ufficio Centrale Interforze per la sicurezza personale "ha dato avvio al procedimento finalizzato alla revoca del dispositivo tutorio" Masciari, classe ’59, originario di Catanzaro, aveva denunciato la ‘Ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica in Calabria. La criminalità organizzata ha distrutto le sue imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata, intralciando i rapporti con le banche. Dopo la sua testimonianza, è stato dapprima sottoposto a programma speciale di protezione dal 1997, insieme alla moglie, medico odontoiatra, e ai due figli. Dal 2010, fuoriuscito dal Programma Speciale di Protezione, ha vissuto sotto scorta. "Ma lo Stato - aveva detto giorni fa ai microfoni dell'AGI - si comporta con i testimoni di giustizia come Ponzio Pilato. Prima li sottopone al programma di protezione speciale, poi se ne lava le mani dopo i processi e le condanne". "Chiedere che venga ancora riconosciuta, anzi aumentata, la misura di protezione tramite scorta non e' per me l'adesione ad una moda o a un capriccio; la mia e' una richiesta che parte da un oggettivo e concreto rischio che si e' palesato nel momento stesso in cui ho scelto di denunciare affidandomi alla legge dello Stato”, scrive Masciari in una memoria. “Tengo particolarmente a sottolineare - si legge - che i miei figli non hanno mai, in tutti questi anni, potuto vivere un'esistenza normale, poiché tale scelta ha pregiudicato la loro serenità, minata costantemente dalla paura e dal sentimento di pericolo, emozioni gravose e non adatte alla loro giovane età”. Masciari chiede, dunque, il mantenimento delle misure a suo tempo decise a tutela sua e della sua famiglia e scrive parole molto dure. "L'eventuale revoca delle misure di sicurezza, nella concretezza - spiega - assume il significato di condanna a morte di un uomo e di un padre che ha creduto nello stato, ha perso le aziende e il lavoro, gli affetti e la sua terra ed e' stato fatto vivere per tutti questi anni da esiliato sacrificando la moglie e i figli”. “La mia vita - fa rilevare - quella di mia moglie e dei miei figli non può essere valutata e trattata cosi' come si fa con le pratiche amministrative. Nelle vostre mani c’è la mia esistenza e quella della mia famiglia. Per alto senso civico e per la difesa dei valori costituzionali ho denunciato esponendo me stesso e la mia famiglia a rischi incalcolabili ma ero certo che lo Stato sarebbe stato al mio fianco finché ne avessi avuto bisogno, non finché fosse ‘stato avviato un procedimento amministrativo'. Siamo persone... non pratiche e atti da evadere”. “Non è difficile - continua - ricordare nomi e vicende di altre persone vittime di ritorsione mafiosa, colpite proprio nel momento in cui lo stato gli ha voltato le spalle o quando c'e' stata una disattenzione nel sistema di protezione".

Foto © Paolo Bassani

ARTICOLI CORRELATI

Pino Masciari: contro la criminalità organizzata deve organizzarsi la politica!

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos