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Le autorità hanno confiscato l'immobile in Piemonte di Rocco Schirripa, detenuto in carcere, noto come il 'padrino' della locale di Moncalieri, nel Torinese, arrestato nel 2015 e condannato all'ergastolo per l'omicidio del procuratore Bruno Caccia del 1983. I magistrati torinesi lo hanno indicato come vicino alla famiglia di Domenico Belfiore, già condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio del giudice nel 1992. Per tutta la giornata a Torrazza Piemonte sono andate avanti le azioni di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e polizia municipale per liberare l'edificio nel quale vivevano i suoi familiari. Le operazioni di sgombero sono state disposte dal questore di Torino con ordinanza e condotte secondo quanto deciso durante il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In Calabria sotto la lente dei magistrati è finito invece un altro soggetto che avrebbe agito per conto di un boss, condannato nel 2020 in Appello come reggente della cosca di 'Ndrangheta che fa capo alle famiglie Buda-Imerti di Villa San Giovanni (RC).
"Oggi, lo Stato ha vinto e le mafie hanno perso. Da questo momento è necessario mettere in campo tutte le forze necessarie per arrivare, al più presto, alla destinazione sociale di questa struttura. Sono passati anni dalla confisca definitiva, non possiamo perdere altro tempo". Così, in una nota, Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte, aveva commentato la confisca a Torrazza Piemonte. "Ogni patrimonio mafioso è importante, ma non dobbiamo dimenticare che il proprietario di questa villa è stato riconosciuto colpevole per l'omicidio di Bruno Caccia, magistrato assassinato nel'83 a Torino dalla 'Ndrangheta. Dobbiamo aprire le porte di questo luogo alla cittadinanza. Lo dobbiamo alla memoria di Bruno Caccia".

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