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I clan gestivano armi, estorsioni e concessioni per i lidi

Sono in tutto 22 i destinatari di misure cautelari eseguite stamani dai Carabinieri nell'ambito dell'operazione antimafia "Nuova linea". Le ordinanze sono state emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dei sostituti della Dda Walter Ignazitto, Nicola De Caria e Diego Capece Minutolo, il giudice per le indagini preliminari Sabato Abagnale: 18 indagati sono finiti in carcere. Per altri quattro, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Fra gli indagati ci sono alcuni personaggi legati alla pubblica amministrazione: il consigliere comunale Girolamo “Gigi” Paladino, accusato di concorso esterno; il sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone, di 65 anni, indagato per scambio elettorale politico-mafioso (i Carabinieri hanno inoltre perquisito il suo ufficio al Comune e la sua abitazione); il consigliere comunale indagato è Giovanni Paladino, di 55 anni, mentre il tecnico si chiama Bruno Doldo. Quest'ultimo è attualmente in forza all'ufficio tecnico della Città metropolitana di Reggio Calabria.
Il provvedimento, secondo quanto reso noto, costituisce l'esito di una complessa ed articolata attività investigativa, avviata dal 2021 dai carabinieri del Reparto Operativo del comando provinciale di Reggio Calabria, ed avrebbe permesso di ricostruire la persistente operatività della 'Ndrangheta sui territori di Scilla, Villa San Giovanni e Bagnara Calabra.

La cosca "Nasone-Gaietti"
Per quanto concerne il territorio di Scilla, l'indagine ha fotografato l'attuale operatività della cosca "Nasone-Gaietti", la cui esistenza - sostengono gli inquirenti - costituisce "un dato ormai assodato", in seguito ai processi "Cyrano", "Alba di Scilla" e da "Lampetra". Dall'indagine odierna sarebbe emersa la figura centrale di un indagato, il quale, rimesso in libertà nel novembre 2018 e sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, avrebbe assunto il ruolo direttivo in seno al sodalizio di 'Ndrangheta "Nasone-Gaietti", attivo sul territorio di Scilla, ricevendo la "consacrazione" della potente cosca Alvaro di Sinopoli, costituendo una "nuova linea" di 'Ndrangheta e un nuovo assetto criminale nel territorio scillese. In tale contesto, a partire dagli inizi del 2021 si sono registrate, in seno al sodalizio scillese, una serie di contrasti tra gli affiliati legati alla "nuova linea" di 'Ndrangheta ed altri sodali, indicati come "quelli della piazza", facenti capo a esponenti storici della cosca Nasone: i contrasti avrebbero riguardato per lo più la gestione operativa delle attività estorsive ai danni di imprenditori ed operatori economici. L'organizzazione criminale scillese ha, infatti, posto in essere una pluralità di condotte estorsive nei confronti di imprenditori coinvolti nell'esecuzione di lavori pubblici, nonché nei confronti di esercizi commerciali, mediante l'imposizione della fornitura di prodotti commercializzati da imprese occultamente governate da alcuni appartenenti al medesimo sodalizio. Due degli indagati, avvalendosi della forza intimidatoria della storica 'ndrina Nasone-Gaietti, con minacce esplicite, avrebbero costretto un ristoratore di Scilla ad acquistare le forniture di pesce da una delle imprese sequestrate.

Armi, estorsioni, ingerenze politiche e concessione dei lidi
I reati contestati dalla Dda vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle estorsioni, passando per il concorso esterno con la ‘Ndrangheta, la turbativa d’asta, il tentato omicidio, la rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, il trasferimento fraudolento di valori e il traffico di armi.
Sarebbe stato, inoltre, documentato come il sodalizio scillese avesse una notevole disponibilità di armi ed operasse in costante contatto con le altre articolazioni di 'Ndrangheta di Villa San Giovanni e di Bagnara Calabra con particolare riferimento alle attività estorsive. Dalle indagini sarebbero emersi numerosi fatti estorsivi perpetrati in danno di imprenditori impegnati nell'esecuzione di alcuni lavori edili pubblici e privati. Ai ristoratori scillesi, in particolare, era imposta la fornitura di prodotto ittici ed altri prodotti alimentari da parte di esponenti della 'Ndrangheta. Sarebbe inoltre emersa l'ingerenza della 'Ndrangheta nella vita politica del Comune di Scilla, grazie alla complicità di un consigliere comunale e di un tecnico dello stesso Comune. Esponenti del "locale" di 'Ndrangheta di Scilla avrebbero anche messo in atto una manovra di trasferimento fraudolento di valori, finalizzata a schermare i capitali aziendali da ulteriori provvedimenti di prevenzione patrimoniale, agevolata dai contatti con l'Amministrazione comunale, che ha facilitato le concessioni demaniali relative alla gestione dei lidi balneari nei confronti di prestanome. L'attività investigativa, sebbene incentrata sull'operatività della 'Ndrangheta sul territorio di Scilla, avrebbe consentito di ricostruire l'esistenza dell'articolazione criminale anche sul territorio di Bagnara Calabra che, oltre ad essersi resa protagonista di condotte estorsive, ha reso palese ai consociati il controllo totale del territorio, organizzando azioni delittuose e accordando "protezioni" ai commercianti di Bagnara Calabra. I decreti di sequestro preventivo riguardano sei società attive nel settore turistico - balneare, nel commercio di prodotti ittici, bevande ed altri prodotti alimentari.

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