I mesi di maggio e giugno del 2022 verranno ricordati negli annali dell’antidroga nazionale come quelli di maggior impegno e di importanti risultati delle forze di polizia, non solo italiane.
Operazioni antidroga che evidenziano come la cocaina sia lo stupefacente maggiormente commercializzato e quello che consente di realizzare i maggiori profitti.
Ai 10.356kg sequestrati soltanto nel primo trimestre del 2022 (dato della DCSA), vanno aggiunte le oltre 4 tonnellate di cocaina intercettate nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Trieste che ha arrestato 38 persone tra Italia, Croazia, Bulgaria, Olanda, Colombia e Slovenia (in quest’ultimo paese erano dirette anche le 1,5 ton. di cocaina provenienti dalla Colombia e bloccate a Malta dalle autorità doganali), i 650kg sequestrati nel porto di Gioia Tauro, i 167 kg intercettati a Nepi da poliziotti e finanzieri che hanno arrestato pure due persone e, per ultimo, il sequestro a Salonicco (Grecia), sempre ad opera della Guardia di Finanza, di 300kg di “polvere bianca” a bordo di un container diretto nel porto di Gioia Tauro, operazione che ha portato all’arresto di quattro cittadini di nazionalità inglese.
Senza conteggiare le altre centinaia di chilogrammi sequestrati nelle tante operazioni di questi ultimi due mesi (i dati ufficiali del secondo trimestre 2022 verranno pubblicati dalla DCSA a metà luglio), si può senz’altro affermare che già il quantitativo di cocaina sequestrato alla data odierna, in questo scorcio di anno, rappresenta il record assoluto superando addirittura quello delle 14ton dell’intero 2020.
Nelle operazioni di sequestro, anche a livello internazionale, (in Spagna sequestrato un carico di 22 ton di zucchero “contaminato” da almeno 3 ton di cocaina oltre a 165 kg provenienti dall’Argentina e, in questi giorni, ben 202kg provenienti dal Paraguay su voli commerciali), si rileva spesso la “gestione” della mafia calabrese che, come noto, si conferma leader del narcotraffico mondiale della cocaina.
I porti spagnoli, belgi, olandesi e tedeschi sono sempre gli approdi privilegiati per i container che occultano cocaina ma quello di Gioia Tauro rimane in assoluto il “porto della mafia calabrese” (nel corso del 2022 già sequestrate oltre 8 tonnellate di cocaina in distinte operazioni).
In molti casi la mafia “spezzetta” gli itinerari per cercare di eludere i controlli delle dogane e di polizia sui container “sospetti” provenienti dal Sudamerica e, così, si toccano prima i porti di altre nazioni come Slovenia, Grecia, Malta ma anche di paesi africani come il Gambia, Ghana, Senegal, Guinea, Lagos dove pure si sono insediati da tempo esponenti delle mafie italiane. Continua, così, ad arrivare “una montagna” di cocaina prodotta, in prevalenza, in Colombia e in misura minore in Perù, Bolivia e qualcosa si registra anche in Guatemala.
Una produzione annua globale stimata in oltre 1.800 tonnellate nonostante le tante reclamizzate attività di eradicazione di tali colture fatte in gran parte manualmente o con aspersioni aeree di erbicidi (con il contributo sostanzioso degli americani).
È un dato di fatto che da una trentina di anni a questa parte, da quando seguo il contrasto al narcotraffico nazionale e internazionale, in alcun paesi sudamericani (dove pure sono stato per servizio antidroga), nonostante le centinaia di migliaia di ettari distrutti, la situazione oggi non è affatto mutata e, come accennato, la produzione di coca si mantiene sui consueti alti livelli grazie anche a raccolti delle foglie di coca aumentati annualmente in virtù di ottimi fertilizzanti impiegati dai campesinos.
La situazione in Colombia, dunque, con il narcotraffico non muterà affatto e molti saranno ancora soddisfatti perché una buona fetta dell’economia del paese si regge anche su questo.
Tratto da: liberainformazione.org
Foto: it.depositphotos.com
La montagna di cocaina gestita dalla 'Ndrangheta in tutta l'Europa
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- Piero Innocenti